Giulia De Martino ha diciassette anni ed è una promessa delle corse automobilistiche, tanto che per sponsorizzarla il padre ipoteca anche la casa. A metà campionato il padre muore e Giulia oltre a dover affrontare il lutto, le gare e curarsi di Nico, il fratello minore, deve anche gestire l'improvviso ritorno di Loris, il fratello maggiore tossicodipendente...
Il plot della famiglia che si ritrova è un classico soprattutto nei film di ambientazione sportiva, penso a The fighter o Warrior, dove l'incontro/scontro tra due fratelli avviene a bordo ring; l'originalità di Veloce come il vento sta nella cornice, quello del mondo delle corse che in Italia ha una radicazione ben precisa: l'Emilia Romagna della Ferrari e della Lamborghini rispecchiata perfettamente dalla famiglia De Martino che vive di motori.
Notevole il cast dall'asciutta esordiente Matilda De Angelis all'ottimo Stefano Accorsi che offre una caratterizzazione intensa del suo personaggio senza dimenticare la leggerezza: pur essendo una storia a sfondo drammatico Veloce come il vento regala sprazzi di grande ilarità.
La pellicola trasuda sangue e benzina ricostruendo un mondo, forse ora perduto ma che fino alla fine degli anni '80 era abbastanza noto a molti adolescenti pazzi per i motori. Nello stile vedo anche un recupero della tradizione italiana degli stunt-man dei poliziotteschi anni '70 che facevano follie a bordo di Giuliette e Fiat sport, qui invece la storia, ispirata al campione di rally Carlo Capone, gira attorno a un macchina che fece epoca una trentina di anni fa: la Peugeot 205 Turbo 16 EVO2.
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