Sabato 23 aprile ricorrerranno i quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare e tra i molti eventi che accompagnano all'anniversario si segnalava la programmazione della Nexo Digital che per due giorni, il 19 e il 20 aprile, ha portato in sala L'Amleto interpretato da Benedict Cumberbatch, una produzione National Theatre al Barbican di Londra.
La versione diretta da Lyndsey Turner trasporta la malinconia del principe di Danimarca nel presente, o meglio in un pastiche temporale del XX secolo e la scelta di aprire la scena su Amleto che ascolta Nature Boy, il cui testo è certamente adatto alla personalità del protagonista, fa subito pensare a Moulin Rouge! di Baz Lurhmann, predisponendo lo spettatore ad essere trasportato in un mondo i cui riferimenti storici sono poco coerenti tra loro. Anche la scenografia, cosa per altro abbastanza abituale, si trasforma con pochi tocchi di luce nei vari ambienti del castello di Elsinore, e anche negli esterni. Resta notevole l'idea di cospargere di melma tutto il palco nel secondo tempo: a parte l'utilità per le scene della sepoltura di Ofelia, il castello così lordato è la più manifesta rappresentazione della tragedia incombente che porterà alla tomba tutti i personaggi.
L'interesse della rappresentazione, dal vivo o in sala, è legata ovviamente alla scelta del protagonista, la star Benedict Cumberbatch la cui fama è legata soprattutto alla serie Sherlock ma anche alla partecipazione a film di successo (The Imitation Game, gli è valsa la nomination agli Oscar) e ben presto sarà un eroe Marvel nei panni del Doctor Strange.
Che al fascino Cumberbatch unisca ottime doti attoriali, non è una novità e il suo Amleto è molto fisico, è praticamente in scena per le tre ore dello spettacolo. Il suo non è il pallido principe incapace ad agire, piuttosto una persona che si trova di fronte a un delitto estremamente esecrabile di cui ha bisogno le prove prima di agire e più dedito a ricercare il momento ideale per la vendetta che a rifuggirla.
Il cast è comunque notevole, su tutti spicca Siân Brooke nel ruolo di Ofelia ma incute inquietudine e timore anche il Claudio di Ciaran Hinds, altro attore britannico che conosciamo grazie a film e serie tv come Roma dove interpretava Giulio Cesare o Il Trono di Spade.
Il giudizio sulla proiezione, la prima di questo tipo a cui assisto, è molto positiva, se proprio devo muovere una critica ho trovato i sottotitoli in italiano piuttosto desueti mentre quel (poco) che riuscivo a capire dell'inglese seicentesco del Bardo aveva una sua attualità, l'aulica traduzione ottocentesca appesantiva e stonava un po' con l'intera atmosfera moderna.
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