New York 1952, nella confusione di un grande magazzino si incrociano gli sguardi di Carol, elegante donna borghese sul punto di separarsi dal marito e Therese, una ragazza poco più che ventenne che lavora come commessa anche se sogna di fare la fotografa. Basta uno sguardo per riconoscersi, un paio di guanti dimenticati (apposta?) come scusa per un incontro e poi sarà quel che sarà: come dice Carol all'amica complice non ha mai programmato nulla in vita sua e stavolta quello che trova sembra essere l'amore della vita ma il marito usa il coraggio della donna che non gli ha mai nascosto la propria natura lesbica per cercare di toglierle la figlia...
Il film si inserisce nel filone di rilettura del melodramma classico che Haynes ha costruito con Lontano dal paradiso e la miniserie Mildred Pierce ma Carol non è una pellicola speculare a Lontano dal Paradiso dove era una donna a scoprire l'omosessualità del marito: il regista supera il tributo, la rivisitazione del melò classico per costruire un'opera dove ogni inquadratura sembra richiamare il mood del periodo storico: la vicenda si conclude oltre un anno dopo e Therese che ha finalmente ha trovato la sua strada, sfoggia l'acconciatura di Audrey Hepburn in Vacanze Romane che fu un must dopo l'uscita del film. Non solo i riferimenti storici sono ineccepibili ma ci sono anche tantissimi altri riferimenti, ad esempio in un momento del primo passaggio in auto il volto di Carol si trasforma quasi in quello di Autoritratto nella Bugatti verde, il quadro più famoso di Tamara De Lempicka, artista bisex molto amata dal mondo lesbo.
In un cinema Therese e i suoi amici "bohemiens" sbirciano alcune scene de Il viale del Tramonto e Cate Blanchett ha lo stesso sguardo ferino di Norma Desmond e la sua stessa caparbietà nel non volere rinunciare a nulla della sua vita: maternità e orientamento sessuale, cosa che se non è ancora facilissima oggi, figuriamoci nell'America perbenista degli anni '50.
Insomma Carol è un film perfetto anche troppo per i miei gusti, per i quali è un po' troppo freddo, celebrale e troppo pensato: costruito per vincere e stasera alla premiazione dei Golden Globe potremmo avere la prima conferma di una strada spianata per gli Oscar.
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