Il documentario sulla vita di Orson Welles diretto da Chuck Workman è indubbiamente didascalico, ha però il merito di mostrare materiale poco noto inerente alla vita del grande regista: foto dell'infanzia, i luoghi dove mosse i suoi primi passi, spezzoni di opere teatrali (il famoso Woodo Macbeth del 1936) e di film invisibili come Falstaff non tanto perché non terminati, quanto per le dispute sui diritti legali che non ne permettono la fruizione.
Il viaggio nella vita di Orson Welles procede in modo cronologico utilizzando molto materiale di repertorio, soprattutto interviste allo stesso Welles, più interventi di critici, registi ed attori. Resta un'esperienza interessante in grado di far conoscere il più grande regista di tutti i tempi a chi non sa nulla di lui e anche di fornire un piacevole ripasso che può riservare qualche sorpresa agli appassionati.
Per le critiche che sostengono che il film non sveli nulla sulla personalità di Orson Welles.. bè non lo sostiene lo stesso Quarto Potere che ogni uomo si porta il segreto della sua più intima essenza nella tomba? Quali aspettative si potevano avere da un onesto documentario di 90 minuti uscito in concomitanza degli anniversari della nascita (100 anni) e della morte (30)?
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