Novembre 2011: mente il Papa sta meditando le dimissioni, l'abituale orgia del politico Malgradi si trasforma in tragedia: una prostituta minorenne muore per abuso di droghe. A cancellare le tracce arriva il fratello del boss degli zingari, Spadino, che il giorno dopo cerca di ricattare il politico. Il deputato si rivolge a un collega per liberarsi dell'impiccio ma il malavitoso di Ostia che doveva solo spaventare il ragazzo pensa che il rom sia a conoscenza di un grosso affare immobiliare e lo uccide. E' l'inizio di una faida la cui fine coinciderà, più o meno casualmente con la caduta del governo.
Ispirato all'omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo ma con una sostanziale modifica visto che manca l'elemento positivo del poliziotto presente nel libro, il film di Sollima è un perfetto film di genere che il regista dirige come suo solito con mano sicura regalandoci scene d'azione molto avvincenti (tra tutte l'investimento di Bacarozzo).
Suburra, però, è anche un puntuale diario nero, vista la mancanza di figure positive, dei risvolti di Mafia Capitale e se la trama può sembrare scontata è perché la realtà, ancora una volta, ha superato la fantasia. Al film comunque, non interessa approfondire le dinamiche sociopolitiche, quindi l'apocalisse delle didascalie, più che riferirsi alla caduta del governo che ha segnato l'inizio dei “sacrifici” (anche democratici) per la crisi, conserva il significato letterario di svelamento e riguarda lo scardinamento di un equilibrio bilanciatissimo dove vari livelli, politica, amanti del divertimento e malavita interagivano apparentemente senza incrociarsi mai. Quando il marchingegno rodato inizia a saltare per l'esaltazione di Numero 8, il capo della banda di Ostia che sogna di trasformare la cittadina in una novella Las Vegas e non vuole spartire l'affare con gli zingari, i legami segreti dei vari mondi paralleli vengono allo scoperto rivelando le losche trame che li univano. Potrebbe tutto appianarsi ma ancora una volta l'elemento di pazzia, il corpo estraneo, porta a una conclusione inattesa e assai soddisfacente per lo spettatore.
Si parla molto di padri in Suburra: tra l'abbandono del Papa e quello del presidente del consiglio, figure stabilizzatrici che all'improvviso si accorgono di non avere più le forze (come il padre di Sebastiano), restano padri, anagrafici e no che è meglio perdere che trovare: Malgradi la cui squallida doppia vita porta al rapimento del figlio e il Samurai, ex terrorista nero passato alla malavita. A scombinare tutti i piani è Numero 8, a cui tutti ripetono che non è affidabile come il padre.
La soluzione drammatica ma liberatoria sta nelle mani di un femminile senza radici ma con una coerenza di fondo: sarà solo cinema di genere ma stimolante per molte riflessioni.
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