Secondo film della sezione Una questione di vita o di morte introdotto dal Guest director del TFF, Julien Temple poco prima di presentare il suo ultimo film, The Ecstasy of Wilko Johnson. Il regista ha detto che La Bella e la Bestia di Cocteau è diventato il suo film preferito dopo aver portato a vedere la versione Disney alla figlia di 4 anni. Alla piccola non era piaciuto il cartone e allora il padre le ha detto che c'era quest'altra versione che è diventato il film che per sei mesi la figlia di Temple ha voluto vedere tutte le sere. Domandatevi quindi se ai vostri figli piace Peppa Pig o va bene a voi..
La belle et la bête
Francia 1946
con Jean Marais, Josette Day, Michel Auclair, Christian Marquand
regia di Jean Cocteau
Un mercante perde ogni avere con l'affondamento delle sue navi, le due figlie maggiori continuano a fare la bella vita come se nulla fosse, il maschio Ludovic vive di espedienti e firma cambiali mentre Belle si dedica alla casa e per restare vicina al padre rinuncia all'amore di Avenant, l'amico del fratello.
Andato in città per risolvere la situazione, il padre di Belle si perde nella foresta ma trova rifugio in un castello misterioso; quando coglie una rosa del giardino per Belle compare la Bestia che gli chiede la vita in cambio del fiore. Magnanimo il mostro concede all'uomo di tornare a casa per vedere se uno dei suoi figli è disposto a sacrificarsi al suo posto e subito Belle accetta lo scambio. Conquistata dalla bontà della Bestia, Belle chiede una settimana per tornare a casa in visita al padre: i fratelli cercheranno di trattenerla per far morire la Bestia e trafugargli le ricchezze.
Il prologo scritto in apertura ci dice che La Bella e la Bestia è una fiaba dove si chiede allo spettatore di tornare bambino e accettare il mondo fantasioso della vicenda e Cocteau è fedele a quanto premesso costruendo un film fantastico ricco di invenzioni sceniche, dai costumi fastosi.
Il trucco di Jean Marais è passato alla storia perchè comportava quattro ore al giorno per trasformarlo nella Bestia ma l'effetto è strabiliante: sa essere pauroso ma anche divertente quando si muovono le orecchie della Bestia.
Alla ricchezza visiva fa da contraltare la morale semplice della favola sottolineata ulteriormente dal personaggio di Avenant, belloccio ma senza cuore: la morte contemporanea del gaglioffo e della Bestia dall'animo buono ristabilisce il legame tra bellezza interiore e quella esteriore: la bestia diventa il principe e Avenant assume i tratti bestiali propri del suo carattere.
Le sequenze più immaginifiche sono quelle inerenti il castello della Bestia con i candelabri tenuti da un braccio umano che si accendono al passaggio di chi entra. Anche le statue che decorano il camino sono viventi, sbuffano il fumo dal naso e i loro occhi accompagnano i movimenti della macchina da presa. Cocteau si ricorda perfettamente dei suoi trascorsi surrealisti: le tende che svolazzano nei corridoi ricordano La caduta di Casa Usher di Jean Epstein, le lacrime di cristallo di Belle rammendano la celebre foto di Man Ray, Les Larmes.
La presenza dello specchio, il più potente dei simboli magici legati alla Bestia, è anche l'elemento principale del primo film surrealista di Cocteau, Le Sang d'un poète del 1930.
Le atmosfere create dal regista sono così intense da diventare reali e far accettare anche la recitazione forzata ed artefatta dei protagonisti, soprattutto di Belle quando si aggira nel castello, così calcata da risultare quasi caricaturale.
Jean Marais ha un triplo ruolo. la Bestia, il bell'Avenant e il principe che compare solo nel finale che è piuttosto insignificante, tanto da far sottoscrivere quel che disse la Garbo alla fine del film: Rivoglio la Bestia!
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