Durante la festa dei Krampus, a Croce di Fassa, si perde il piccolo Tommi di soli quattro anni. La scomparsa si trasforma in un'ipotesi di omicidio di cui è indiziato il padre, Manuel che ha problemi di alcolismo e non è originario del luogo, la madre, Linda, distrutta dal dolore, tenta il suicidio.
Cinque anni dopo, a Napoli viene ritrovato un bambino che ha lo stesso profilo genetico di Tommi ma il reinserimento in famiglia non è per niente facile..
Obbiettivamente siamo stati fortunati, la morbosa attenzione che l'infotainment televisivo riserva alla cronaca nera avrebbe potuto sfociare in qualche pessimo instant movie o qualche miniserie strappalacrime, invece nella medesima stagione abbiamo avuto la bella serie Rai Non uccidere e ora questo film prodotto da Sky, dove si mescolano gli echi di diversi delitti che hanno monopolizzato l'attenzione pubblica.
In fondo al bosco è una pellicola più complessa di quello che appare, con diversi piani di lettura legati alla famiglia: l'infanzia negata di un bambino che non ha memoria del traumatico passato, il dramma di una famiglia impossibilitata a ritrovare la pace dopo una tragedia, il legame di Manuel con il figlio ritrovato che rappresenta anche il desiderio di rivalsa dell'uomo che per cinque anni è stato creduto un mostro.
La disfunzionalità della famiglia e delle piccole comunità dove è più facile attribuire al diavolo le più banali (!) colpe umane trova la sua ragion d'essere nel racconto di genere, un noir dai toni e dai ritmi sospesi, sfumati che lascia spazio all'allusione horror per trovare una soluzione molto realistica e quanto mai attuale nel finale, ben più terribile di qualsiasi favola demoniaca.
Ottima la prova degli attori, soprattutto di Filippo Nigro.
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