E' mancato stamane a Roma l'attore Franco Interlenghi, che debuttò a 15 anni nel film Sciuscià di Vittorio De Sica (1946) uno delle pellicole capostipiti del neorealismo italiano che vinse l'Oscar come miglior film straniero nel 1948.
Nato a Roma il 29 ottobre 1931 (il lustrascarpe Pasquale Maggi declinerà la stessa data di nascita alle forze dell'ordine) l'attore debutta quindicenne nel capolavoro di De Sica e la sua incontestabile bellezza lo fa entrare nel mondo del cinema, caso raro tra gli attori non professionisti scelti per le pellicole neorealiste.
Il secondo ruolo lo ottiene nel 1949 nel film storico di Blasetti, Fabiola e sempre nello stesso anno è tra i protagonisti del film corale Domenica d'agosto di Luciano Emmer, commedia che apre le porte al neorealismo rosa, cioè l'applicazione degli stilemi neorealistici alla commedia di costume.
Tra i film più interessanti che l'attore ha girato nei primi anni '50 sono da segnalare Processo alla città di Luigi Zampa e La provinciale di Mario Soldati.
L'anno di grazia è il 1953 in cui Interlenghi è il protagonista di due pellicole molto importanti per il cinema italiano: I Vitelloni di Federico Fellini dove l'attore interpreta Moraldo, l'unico che riesce a sfuggire alla noiosa vita di provincia.
Ne I Vinti, seconda regia di Michelangelo Antonioni che ispirandosi a tre fatti di cronaca vuole raccontare il vuoto della gioventù degli anni '50, Interlenghi è il protagonista del secondo episodio, ambientato a Roma.
L'anno seguente ha due ruoli in pellicole internazionali: è Telemaco nell'Ulisse di Mario Camerini che ha per protagonista Kirk Douglas ed è uno degli amanti di Ava Gardner ne La contessa scalza.
Franco Interlenghi diventa una star del cinema italiano anni '50, presente dalle commedie di Totò (Totò, Peppino e i fuorilegge) alle grandi produzioni hollywoodiane come Addio alle armi di King Vidor (1957) ai film più impegnati come Gli Innamorati (1955) di Mauro Bolognini, accanto alla fidanzata che sposa quello stesso anno: Antonella Lualdi, sempre per Bolognini e con la Lualdi nel 1958 gira Giovani mariti e nel 1959 La notte brava ispirato a Ragazzi di vita di Pasolini.
Ancora nel 1959 è presente non accerditato ne Il Generale della Rovere dove Rossellini dirige Vittorio De Sica nel ruolo di un finto generale al servizio dei nazisti che però si riscatterà morendo da eroe. Con Rossellini lavora anche nel 1961 in Viva l'italia, rievocazione della spedizione die Mille.
Gli anni '60 segnano il declino dell'attore che si ritaglia una dignitosa carriera di caratterista di cui ricordiamo la partecipazione a Amore, piombo e furore di Monte Hellman del 1978, Il camorrista di Tornatore del 1986.
Legato a Michele Placido che lo vuole nel suo film di debutto, Pummarò, in Le amiche del cuore del 11992 e gli ritaglia il ruolo del Barone Rosellini in Romanzo Criminale.
L'ultimo film a cui l'attore ha partecipato è (il pessimo) La Bella Società del 2010.
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