Due vecchi amici, il compositore Fred Ballinger e il regista Mick Boyle trascorrono le vacanze in lussuoso hotel svizzero dove cercano di curare i guasti della vecchiaia. Il musicista è ormai apatico e si è ritirato dalle scene tanto da rifiutare un invito ad esibirsi davanti alla regina Elisabetta mentre il regista sta scrivendo la sceneggiatura di quello che dovrà essere il suo film testamento. Non saranno però vacanze tranquille: i due sono anche consuoceri e il figlio di Boyle lascia improvvisamente la moglie Lena, figlia di Fred mentre Brenda Morel, la grande attrice che avrebbe dovuto interpretare il film di Mick, preferisce girare una serie tv..
Il tema della giovinezza, o meglio della ricerca della giovinezza, è quanto mai congeniale al cinema di Sorrentino che esamina con affettuosa ironia corpi sfatti e rugosi che il mondo contemporaneo ci ha insegnato a trovare repellenti costringendoci a fare di tutto per allontanare lo spettro della vecchiaia: ecco che allora un vecchio sanatorio dove una volta si andava a curare la consunzione, si trasforma in una lussuosa spa per una clientela facoltosa ma resta sempre un mondo a parte, isolato e concentrato sulla malattia come ne La Montagna Incantata di Thomas Mann (film e romanzo sono ambientati nella medesima struttura il Berghotel Sanatorium Schatzalp, l'ex sanatorio Berghof di Davos).
I destini dei due amici saranno fatalmente opposti e a soccombere sarà colui che appariva più vitale e pieno di impegni. Il lasciarsi vivere e sopravvivere di Fred mi ha ricordato la frase di Picasso “Per diventare bambini occorre una vita".
Il film è ricco di sottotrame che a volte sono appena un accenno, una semplice contrapposizione visiva al mito della giovinezza incarnata dall'apparizione di Miss Universo in piscina, sfolgorante bellezza quasi irriconoscibile rispetto alla ragazza arguta che Fred e Mick avevano conosciuto la sera prima.
Tra i vari personaggi che si incontrano il più esilarante è Maradona, non tanto per la rappresentazione che ne fa il regista ma perchè il genio di Sorrentino è sottolineato ancora una volta dall'ironia con cui sa prendere in giro i suoi stessi miti: Maradona era citato nel discorso di ringraziamento per l'oscar del La Grande Bellezza e mentre la stampa dibatteva sull'opportunità o meno dell'uscita del regista, Paolo Sorrentino stava già smontando la perfezione dell'idolo nella lavorazione di questo film: una capacità rara che personalmente gli invidio.
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