Italia, 1959, Titanus
con Renato Rascel, Peppino De Filippo, Carla Gravina, Luigi De Filippo, Renato Salvatori, Romolo Valli, Lidia Martora Maresca, Ernesto Calindri, Massimo Pianforini, Tony Soler, Trini Montero, Amedeo Nazzari, Vittorio De Sica, Mario Riva, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Memmo Carotenuto, Maurizio Arena
regia di Mario Soldati
Policarpo De' Tappetti, pignolo ufficiale di scrittura nell'amministrazione della Roma umbertina, per troppa solerzia finisce per inimicarsi il capoufficio, il cavalier Cesare Pancarano di Rondò dalle ambizioni nobiliari. Il figlio di Pancarano però s'invaghisce della bella Celeste De' Tappetti ma il padre è talmente insofferente verso il futuro suocero che preferisce ributtare il figlio tra le braccia della ballerina con cui aveva una precedente relazione. Intanto Celeste, che non si era mai interessata troppo a Gegè Pancarano, preferisce cercare lavoro per risollevare le sempre pessime sorti famigliari e così conosce l'operaio di una fabbrica di macchine da scrivere, Mario Marchetti che le insegna a scrivere a macchina, cosa che si rivelerà molto utile anche a Policarpo che per ottenere il famoso scatto di carriera dovrà abbandonare l'amato pennino per l'odiata macchina da scrivere.
Presentato alla 12ª edizione del Festival di Cannes e premiato come miglior commedia, l'ultimo film diretto da Mario Soldati è tratto dal romanzo satirico La Famiglia De' Tappetti di Luigi Arnaldo Vassallo.
Il regista vena la commedia di una patina malinconica per il passato sopraffatto dall'inarrestabile marcia della modernità sottolineata anche dalla canzone scritta e interpretata da Renato Rascel, Il mondo cambia.
Soldati aveva già raccontato il mondo della piccola borghesia ne Le miserie del Signor Travet e qui il rapporto tra le varie gerarchie si fa sempre più cinico con la sudditanza verso i superiori che si sfoga nella cattiveria verso i sottoposti, del resto mancano solo 15 anni all'arrivo di Fantozzi, emblema massimo della sadica gerarchia dei colletti bianchi.
Nonostante la perfetta ricostruzione dell'Italia d'inizio secolo con i bellissimi costumi di Pietro Tosi (premiati con il Nastro d'Argento) la situazione descritta si adatta perfettamente al presente: le donne che vogliono andare a lavorare in fabbrica sono scacciate dagli operai non per motivi di genere, spiega Mario a Celeste ma perché chiunque si renda disponibile a fare un lavoro sottopagato svaluta il settore costringendo tutti ad adeguarsi al nuovo corso.
Viene mostrato il solito gioco di mazzette tra l'imprenditore svizzero (ma naturalizzato italiano!) di macchine da scrivere e il capo sezione dell'amministrazione pubblica per scegliere la ditta Franquinet come fornitrice ufficiale di macchine da scrivere della Pubblica Amministrazione e nel finale De' Tappetti e Pancarano finalmente amici, scopriranno che i sudati aumenti di stipendio sono già spariti nel gorgo del rincaro dei prezzi.
La coppia Rascel-Peppino De Filippo funziona molto bene sul piano comico e il film che vanta un buon cast, ha la peculiarità di riservare tutta una serie di camei a grandi attori del cinema dell'epoca: da Alberto Sordi che fa l'ombrellaro per finire con Amedeo Nazzari che nell'ultima inquadratura ferma il cavallo imbizzarrito.
Altra piccola curiosità: nonostante l'idiosincrasia per la macchina da scrivere, Policarpo offre un meraviglioso saggio di bravura all'inaugurazione davanti al ministro e recitando il coro de Il Conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni batte spedito sulla tastiera: non è che questo film del '59 è stato d'ipsirazione alla celeberrima scena della macchina da scrivere di Jerry Lewis, tratta dal film Dove vai sono guai! del 1963?
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