GB 1978
cartoon diretto da Ralph Bakshi
Nel 1978, ben prima della grandiosa trilogia di Peter Jackson, ci fu un tentativo di portare sul grande schermo la saga tolkeniana con un cartoon, scelta piuttosto ovvia in un periodo in cui gli effetti speciali non avevano raggiunto la perfezione odierna. Gli esiti furono negativi, dato che quello che doveva essere un dittico sì limitò al primo film cancellando il seguito per lo scarso successo di critica e pubblico (anche se gli incassi furono buoni questa è la motivazione addotta).
Vale la pena recuperare il cartone oggi che la trilogia di Jackson è un classico perché il regista neozelandese non ha mai fatto mistero di essere un fan del film del 1978 ed è divertente trovare punti di contatto e differenze tra le due trasposizioni filmiche.
Per Gandalf e gli Hobbit (sia Bilbo che Frodo) Jackson pare aver cercato di essere più fedele possibile al modello precedente mentre si discosta totalmente la figura di Aragorn, che nel cartone ha i tratti somatici di un nativo americano muscoloso e volto esclusivamente alla missione mentre nella trilogia si privilegia il tratto malinconico del personaggio (nella pellicola del 1978 non viene mai definito Ramingo né compare Arwen).
L'insuccesso della pellicola si deve alla travagliata vicenda produttiva: i diritti erano stati acquisiti nel 1969 dalla United Artist e John Boorman fu interpellato per una prima stesura. La sua sceneggiatura stravolgeva completamente il romanzo di Tolkien per cui venne bocciata dai produttori; alcune idee del progetto per Il Signore degli Anelli furono utilizzate dal regista per il suo lavoro successivo, Excalibur del 1981 sulla figura di Re Artù.
Ad una trasposizione a fumetti della saga de Il signore degli anelli pensava da tempo Ralph Bakshi, l'autore di Fritz il Gatto, il primo cartone animato della storia del cinema vietato ai minori. Saputo dell'abbandono del progetto di Boorman, Bakshi negozia i diritti del film con la UA e mette insieme questo particolarissimo oggetto filmico che mischia disegni animati e live action, non teme di usare tonalità di colori molto cupe e per le seguenze dove la magia la fa da padrona utilizza notevoli effetti psichedelici. La seguenza più riuscita è sicuramente quella del tentativo di circuire Frodo da parte dei Cavalieri Neri al confini di Rivendell (Gran Burrone): gli sfondi sono cangianti mentre i nazgul in live action sono resi ancora più inquietanti dall'effetto “posterizzato”, esempio di cui si ricorderà il giovane disegnatore non accreditato Tim Burton nel 1999 per Il mistero di Sleepy Hollow.
Se gli effetti visivi sono notevoli non si può dire lo stesso della trama che diventa piatta e noiosa dopo l'attraversamento delle miniere di Moria quando la Compagnia dell'Anello inizia a separarsi con la scomparsa di Gandalf: molti passaggi sono ridotti a una mera annotazione mentre la battaglia al Fosso di Helm risulta troppo lunga, senza un prologo che ne esalti gli aspetti epici.
Il film si conclude con la fuga degli orchetti e la voce fuori campo annuncia il seguito delle avventure nel secondo film che non verrà mai realizzato.
Forse davvero il film risultava poco chiaro a chi non conosceva il romanzo uscito da una ventina d'anni; di certo la saga doveva essere poco nota ai doppiatori italiani che non sanno come tradurre i nomi dei luoghi della Terra di Mezzo limitandosi ad indicarli con i nomi originali e incorrendo in divertenti storpiature dei nomi dei protagonisti, ad esempio Gollum viene chiamato Gollam.
Lo ricordo come uno di quei cartoni che ha popolato la mia infanzia in più occasioni e a età diverse. Credo di averlo rivisto una decina di anni fà dopo "La Compagnia dell'Anello" di Jackson. Oggi è più un gingillino di culto affascinante, che però non restituisce molto oltre ai bellissimi disegni.
Scritto da: raystorm | 30 giugno 2014 a 10:20
io invece l'ho visto solo una volta credo una ventina di anni fa prima del passaggio sulla Rai nel periodo natalizio, concordo con il tuo giudizio :)
Scritto da: ava | 01 luglio 2014 a 18:05
Sarei curioso di vederlo...
Scritto da: Marco | 20 gennaio 2015 a 12:46