Il regista è scomparso il 21 febbraio 2019
Stanley Donen, l'impareggiabile King of the Hollywood musicals, come lo definì il critico David Quinlan, anche autore che seppe dimostrare il suo talento anche in altri generi cinematografici, nasce a Columbia nel South Carolina il 13 aprile 1924; dopo gli studi di danza classica, debutta a Broadway a soli 17 anni come ballerino e diventa amico di Gene Kelly al cui seguito si trasferisce a Hollywood nel '43 come coreografo.
Dirige il suo primo film nel 1949 coadiuvato da Gene Kelly, si tratta di Un giorno a New York (On the Town) considerato un punto di svolta nel musical perché per la prima volta si gira (e si danza) in esterni.
Nel 1951 gira Sua Altezza si sposa storiella banale sullo sfondo delle nozze della Regina Elisabetta II ma ancora una volta le scene di danza passano alla storia con il celebre numero di Fred Astaire che balla sulle pareti.
Di nuovo insieme a Kelly, Stanley Donen dirige il più celebre musical di tutti i tempi, Cantando sotto la pioggia dove alla classe dei numeri musicali si unisce una divertente rivisitazione del periodo di passaggio dal cinema muto al sonoro. Citazioni del muto erano già presenti in Un giorno a New York sottolineando da subito la cifra nostalgica di Donen presente nella sua capacità innovativa.
Per tutti gli anni '50 Donen dirige musical di grande successo: Tre ragazze di Broadway (1953) Sette spose per sette fratelli del '54, È sempre bel tempo 1955, ultima codirezione con Gene Kelly e nel 1957 Cenerentola a Parigi dove dirige Fred Astaire accanto una deliziosa Audrey Hepburn, bibliotecaria che non ne vuole sapere del mondo della moda.
A partire dal 1958 Donen abbandona il musical per dedicarsi alla commedia brillante anche in questo campo gli esiti sono notevoli come in Indiscreto del 1958, e L'erba del vicino è sempre più verde (1960) dove il legame della nobile coppia inglese interpretata da Cary Grant, Deborah Kerr è messo in crisi dalla corte sfacciata del milionario americano Robert Mitchum.
Dal 1960 Stanley Donen lascia anche l'America per trasferirsi in Inghilterra e le influenze della Swinging London rientrano nello stile dei suoi film, soprattutto nel secondo giallo rosa (il primo è Sciarada del 1963) Arabesque, del 1966 che ha per protagonisti Sophia Loren e Gregory Peck. In questa pellicola sperimenta gli effetti caleidoscopici della fotografia glam degli anni '60.
Altrettanto innovativo è considerato il seguente Due per la strada del 1967 dove si analizza il legame d'amore di una coppia sposata (Audrey Hepburn e Albert Finney) attraverso un uso intenso del flashback e flash-forward.
Quei due (1969) è l'ultimo film inglese di Donen che segue alla rivisitazione faustiana del '67 Il mio amico il Diavolo; è un film sul mondo gay stroncato dalla critica è ancora oggi poco visibile nonostante la bella prova attoriale di Rex Harrison e Richard Burton.
Tornato al Hollywood, Donen si riavvicina al musical con a trasposizione de Il piccolo principe nel 1974; dopo il flop di In tre sul Lucky Lady con Liza Minnelli del 1975, Donen da sfogo alla sua vena nostalgica per il vecchio cinema ne Il boxeur e la ballerina del 1978 (Movie Movie) si tratta di due cortometraggi, il primo dedicato alla boxe e il secondo ai musical di Busby Berkely recitati dal medesimo cast com'era in uso negli anni'30 con tanto di un falso trailer nell'intervallo. Anche questo film all'uscita non ebbe fortuna né al botteghino né presso la critica. oggi però Il Mereghetti ritiene La ballerina il vero testamento del regista.
Nel 1980 Donen si mette in gioco con un nuovo genere, la fantascienza: Saturn 3, interpretato da Michael Douglas e Farrah Fawcett, si segnala per alcune originali innovazioni.
L'ultimo film per il grande schermo diretto dal regista è la commedia sentimentale Quel giorno a Rio del 1984, sarebbe stato molto interessante il previsto ritorno del 1993 con Michael Jackson in una rivisitazione di Dr.Jekyll e Mr. Hide sfumata per le accuse di pedofilia rivolte al cantante.
L'ultima regia di Donen è una riduzione teatrale per la televisione del 1999, Love Letters.
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