Dopo aver rifiutato per quasi vent'anni di cedere i diritti di Mary Poppins a Walt Disney per farne un film, P.L.Travers, ormai sul lastrico, si lascia convincere ad incontrare il tycoon ma ci vorrà tutta la capacità persuasiva del papà di Topolino per far accettare all'ostica scrittrice il fatto che la sua magica tata diventerà la protagonista di un musical...
Abbandonata l'assurda pretesa di narrare l'intera vita di un personaggio, il biopic ultimamente tende a raccontare un singolo episodio emblematico della vita di un artista, come avviene in Hitchcock.
A Saving Mr.Banks riesce anche l'arduo compito di trasformare la narrazione degli antefatti che portano alla realizzazione di uno dei più importanti lavori della Disney in uno studio psicologico dei due antagonisti, il gigione e carismatico Walt (posso dire che mi ha ricordato un po' Berlusconi?) e la rigida e scontrosa Pamela Lyndon Travers. Si trascende la vicenda personale dei due ingombranti protagonisti in un apologo sul perdono di sé stessi e degli errori del passato.
Il confronto non è solo tra due personalità profondamente differenti ma anche tra due piani di narrazione opposti: il rigore filologico della ricostruzione storica dei primi anni '60 e del lavoro precedente alla realizzazione di Mary Poppins che per volere della caparbia scrittrice furono tutti registrati per salvaguardare le sue richieste, si interseca con la rievocazione fantasiosa dell'infanzia della donna, nata Ellen Lyndon Goff, trasformata in un'adulta infelice e anaffettiva dalla morte prematura per alcolismo di un padre troppo amato.
Al regista John Lee Hancock va riconosciuta la capacità di mantenere sempre il sottile equilibrio tra la risata e la commozione, facendo rivivere la migliore tradizione della casa cinematografica voluta da Disney.
Notevole il cast: Emma Thompson giganteggia, sulla bravura di Tom Hanks c'e' poco da aggiungere, mi è piaciuto molto Paul Giamatti nel benevolo ruolo dell'autista personale di P.L.Travers e Colin Farrell è molto bravo come si rivela ogni volta che non è costretto nel ruolo del sex-symbol.
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