In un futuro molto prossimo Theodore Twombly, depresso per l'abbandono della moglie si lascia intrigare da un nuovo sistema operativo dalle sorprendenti facoltà intuitive costruito sulle sue esigenze personali. Finirà per innamorarsi dell'entità extracorporea che tanta parte ha nel suo presente..
Lei ha vinto l'oscar come miglior sceneggiatura originale ma quello che non mi ha permesso di apprezzare adeguatamente il film è un senso di già visto e non parlo della vicenda il cui prevedibile finale col riscatto del sistema operativo avrebbe fatto felice il caro vecchio Roy Batty e gli altri Nexus.
A distrarmi notevolmente è stato l'impianto visivo: già dai trailer avevo notato una forte somiglianza tra il personaggio di Theodore e quella di Leonard Hofstadter di The Big Bang Theory ma durante la visione mi sono convinta che Joaquin Phoenix abbia costruito il personaggio sul protagonista della sitcom: lo stesso modo di camminare, di spingere indietro gli occhiali sul naso, le medesime espressioni timide o corrucciate.. Il continuo rimando a uno dei personaggi divertenti della televisione degli ultimi anni nel contesto di un film profondamente malinconico mi ha creato una sensazione di straniamento. Nel futuro prossimo in cui il film è ambientato l'umanità è concentrata nel solipsimo del mondo virtuale che si è costruita su misura quindi l'aspetto fisico è trascurato: sullo sfondo passano culoni dediti a una vita troppo sedentaria anche se i protagonisti sono tutti bellissimi ma sciatti (a fatica si riconosce l'attrice Amy Adams sensualissima nelle scollature vertiginose di American Hustle). La moda è passata talmente in secondo piano che gli uomini indossano pantaloni dalla vita ascellare di fantozziana memoria e come se non bastasse questo a dare una virata comica al film più toccante del momento il fatto che Theodore faccia lo scrivano conto terzi a me ha fatto venire in mente Totò in Miseria e Nobiltà.
Forse la pellicola mi avrebbe conquistato maggiormente se i distributori italiani avessero optato per un buon doppiaggio del sistema operativo, ma la scelta di un nome di richiamo (?) la romana Micaela Ramazzotti ha trasformato Samantha in una burina “samantha con l'acca” che pronuncia in maniera improbabile i nostri stranieri, anche quello del protagonista.
Con tutta questa serie di rimandi buffi ho fatto davvero fatica a prendere sul serio una pellicola che riesce a raccontare l'amore anche dietro la liason tra un umano e un sistema operativo, c'è indubbiamente molto di buono nei ritmi sospesi di Spike Jonze anche se non si sarebbe veleggiato comunque dalle parti del capolavoro.
Io me ne sono innamorato e devo ammettere che non mi è nemmeno spiaciuto il doppiaggio della Ramazzotti. Anzi al contrario, poi quando lo vedrò in lingua originale magari mi verrà voglia di maledirla però al momento non mi è spiaciuta.
Scritto da: Tiziano | 28 marzo 2014 a 08:55
acc.. stavolta le opinioni divergono proprio ma il bello del cinema anche questo :)
Scritto da: ava | 01 aprile 2014 a 18:46