Dino Ossola, agente immobiliare di discreto successo, sfrutta il fidanzamento della figlia adolescente, Serena, con Massimiliano Bernaschi per agganciare il padre del ragazzo che opera nell'alta finanza e pur d'entrare nel fondo da lui gestito s'indebita fino al collo. Quando la situazione economica precipita Ossola non si farà scrupolo di vendere i segreti della figlia per recuperare il capitale..
Virzì era a un passo dal girare un vero capolavoro, facendo risorgere la commedia all'italiana più cattiva. Azzeccati i personaggi e gli interpreti, ottima l'idea di frammentare la storia raccontandola dal punto di vista di Carla Bernaschi, moglie annoiata dello squalo della finanza che decide di riversare le sue velleità artistiche (fu attrice teatrale in gioventù) nella ristrutturazione di un teatro che rischia di diventare un supermercato o un lotto di appartamenti. Alla versione di Carla si aggiunge quella di Serena Ossola, disincantata figlia dell'agente immobiliare che a differenza del padre non subisce più di tanto il fascino dei soldi dei Bernaschi tanto da lasciare Massimiliano e a rendersi disponibile solo come fidanzata di facciata per semplificargli la vita.
I due punti di vista sono tenuti insieme dall'intro e la chiusa del film affidate a Dino Ossola, disposto a tutto per entrare alla corte dei Bernaschi, patetico e ignaro risolutore di una vicenda di cui non comprende la portata e in fondo nemmeno gli interessa.
Il film inizia a scricchiolare con l'entrata in scena di Luca, il ragazzo problematico di cui s'innamora Serena costruito in modo quasi macchiettistico (sospetto anche una tintura nera ai capelli) sulla falsa riga degli eroi disadattati alla Tim Burton.
A non piacermi proprio è stato il finale con una ventata di ottimismo. Imposizioni della casa di produzione? Non siamo negli States dove le major dettano legge e poi la chiusa mi ricorda quella di Ovosodo dove i ricchi cadono sempre in piedi mentre i ragazzi "normali" imparano a loro spese ad accettare le asperità della vita. Si perdono le tracce di Dino Ossola, magistralmente interpretato da Bentivoglio: chissà se è riuscito ad intascare il suo malloppo, se se lo tiene cinicamente per sè o torna dalla famiglia che si sta allargando: avrei preferito che il film osasse di più, concludendo la sua vicenda personale piuttosto che graffiare stancamente un olimpo di super ricchi che possiamo guardare da lontano nell'impossibilità d'identificarci.
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