Mi ha molto colpito la scomparsa prematura di Carlo Mazzacurati, morto ieri a soli 57 anni, perché era un regista che apprezzavo fin dagli esordi di Notte italiana del 1887, una delle poche incursioni nel genere noir della nostra cinematografia.
Sempre da quel primo film emergeva il tratto caratterista dell'autore, l'attenzione per la provincia italiana, soprattutto il Nord Est di cui il regista era originario, protagonista, a partire da quegli anni di un sussulto socio politico (la Lega, l'improvvisa crescita economica).
Il secondo film fu Il prete bello (1989) tratto dall'omonimo romanzo di Goffredo Parise, la consacrazione arriva con Il toro del 1994 che vince il Leone d'argento al Festival di Venezia e vale la Coppa Volpi per Roberto Citran.
La storia dei due improvvisati ladri del pluripremiato toro da monta in fuga nell'Est Europa è in realtà l'occasione per raccontare le vicende di quelle nazioni che in quegli anni furono le prime protagoniste di una massiccia emigrazione verso l'Italia.
La coppia di ladri improvvisati torna nel lavoro più celebre di Mazzacurati, La lingua del Santo del 2000 divertente commedia che ha per protagonisti Fabrizio Bentivoglio e Antonio Albanese che trova in questa pellicola la conferma definitiva delle sue capacità recitative (Mazzacurati lo aveva già voluto per Vesna va veloce nel 1996).
Tra gli altri film degni di nota del regista L'estate di Davide del 1998 e La giusta distanza del 2007.
Oltre che regista, Mazzacurati è stato anche sceneggiatore di pellicole di successo come Fracchia contro Dracula, Marrakech Express e Domani accadrà e all'occorrenza attore soprattutto per l'amico Nanni Moretti che inaugura l'attività della sua casa di produzione, la Sacher film, proprio con Notte italiana.
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