L'homme du train
Francia 2002
con Jean Rochefort, Johnny Hallyday
regia di Patrice Leconte
Milan scende dal treno in un'anonima cittadina francese per fare una rapina ed incontra per caso il signor Manesquier, vecchio professore in pensione. Tra i due uomini, che non potrebbero essere più diversi scatta una sincera amicizia..
La colonna sonora ha i toni di un western metropolitano e di certi western psicologici scabri, L'uomo del treno ha tutto il fascino, pur essendo un polar anomalo.
Milan e Manesquier non potrebbero essere più diversi e proprio sulla loro diversità si basa il legame profondamente empatico che li unisce: ognuno rappresenta per l'altro la vita non vissuta ma solo immaginata, quindi idealizzata.
Il vecchio professore riesce a sciogliere l'ostico Milan con la sua buffa prosopopea fatta di ricordi banali ed ironici, il gangster chiede il favore di provare un paio di pantofole e afferma di aver sbagliato vita.
A rendere i due uomini così sensibili alle occasioni mancate, ai treni persi per restare in tema col titolo del film, è l'imminente incontro col destino: la rapina si svolgerà nello stesso momento in cui Manesquier subirà un intervento chirurgico e i due eventi faranno finalmente incrociare le sorti, non più terrene, dei protagonisti.
Leconte gioca con la morte con toni sospesi e sempre lievi che un decennio dopo tornano ne La bottega dei suicidi ma la morale si è fatta più bigotta o il genere del cartone animato è considerato esclusivamente dedicato all'infanzia, fatto sta che (fatte salve le oggettive differenze tra i due lavori) le stesse tematiche che nel 2002 fanno de L'uomo del treno il capolavoro del regista, nel 2012 portano quasi alla censura del cartoon.
Commenti