Spagna 2012
con Macarena García, Maribel Verdú, Angela Molina
regia di Pablo Berger
La nascita prematura di Carmen costa la vita alla madre che si era spaventata durante il ferimento del marito, il celebre toreador Antonio Villalta. Paralizzato, l'uomo rifiuta di vedere la bimba che cresce affidata alle cure amorevoli della nonna. Quando la donna muore, Carmen viene accolta nella casa paterna ma la crudele matrigna la tratta come una sguattera e cerca d'impedire che tra padre e figlia si instauri un legame; i due però si frequentano di nascosto e Villalta insegna alla figlia a toreare. Alla morte del padre la matrigna cerca di far uccidere la figliastra ma questa sfugge alla morte pur perdendo la memoria e viene accolta da una banda di nani saltimbanchi. Il talento di Carmen nella corrida viene notato e la fanciulla è riconosciuta come la figlia del celebre Antonio Villalta, nel giorno del trionfo la matrigna le porge una mela avvelenata..
Nella ricostruzione della favola di Biancaneve in salsa toreadora manca il finale, il principe che risvegli la protagonista dal sonno del maleficio. L'ultima parte di questa pellicola che gioca molto con il melodramma indugia nella necrofilia, io la interpreto come una metafora del cinema e del resto il contesto metacinematografico è sottolineato sin dall'inizio, dal tendone rosso che si apre sui titoli di testa a ricordarci che stiamo per vedere una riproduzione della realtà, poi torna sempre il tema dell'occhio che spia dalla serratura a sottolineare la natura voyeuristica del cinema, un cinema morto o moribondo vuole dirci Blancanieves? Un cinema che punta solo sulle nuove tecnologie e dimentica i contenuti costringendoci a venerare i idoli che sono vuoti simulacri?
Come The Artist Blancanieves è un film muto ma se la produzione francese puntava tutto sul rigore filologico narrando nel dettaglio il passaggio dal muto al sonoro fino al successo dei musical dei primissimi anni '30, la pellicola spagnola preferisce trovare il proprio referente nel cinema degli anni '30/'40: un bianco e nero smagliante che ricorda Orson Welles, regista citato anche nelle composizioni ardite degli esterni e nell'uso della profondità di campo (e non dimentichiamo che Welles ebbe un rapporto molto stretto con la Spagna negli anni '50/'60 dedicando alla penisola iberica una serie di documentari oltre che l'incompiuto Don Quixote); il tentativo di annegare Carmen mi ha fatto tornare in mente le scene subacquee de L'Atalante e non manca un morto riverso in piscina come in Viale del Tramonto.
Forse queste citazioni sono l'indizio delle caratteristiche che deve avere il principe che risveglierà Blancanieves.
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