La dottoressa Ryan Stone, per la prima volta membro di una missione spaziale, finisce dispersa nello spazio dopo esser stata investita dai detriti causati dalla collisione tra due satelliti. Il Comandante della missione, Matt Kowalsky riesce a recuperarla ma non sarà facile trovare una stazione spaziale indenne all'incidente che li riporti sulla Terra..
Ho fortunatamente recuperato a fine programmazione la pellicola di Alfonso Cuarón presentata in anteprima al Festival di Venezia e in sala dal 3 ottobre: novanta minuti adrenalinici che portano lo spettatore dall'ansia alla commozione, con venature horror tipiche del regista messicano.
Notevole l'ambientazione per uno dei pochissimi film (forse l'unico?) che descrive il presente spaziale invece di rievocare missioni storiche o utilizzare lo spazio per scenari futuristici, piuttosto inutile la scelta di girare il film in 3D ma questo è il giudizio personale di una persona che difficilmente riesce a farsi affascinare dalla tecnologia stereoscopica.
Ricco di citazioni, da 2001 Odissea nello Spazio in poi, io ho apprezzato molto l'omaggio a Apollo 13 dato che a dar la voce (senza comparire) al responsabile della base di Houston c'è Ed Harris che nel film di Ron Howard rivestiva magistralmente lo stesso ruolo.
Ancora una volta la fantascienza si conferma il genere filosofico per eccellenza, questa volta l'odissea per la sopravvivenza della dottoressa Stone è un viaggio interiore alla ricerca delle motivazioni più profonde per decidere di sopravvivere in una donna che sulla Terra ha perso tutto con la morte accidentale della figlioletta.
Finale metaforico dell'evoluzione della vita con la protagonista che emerge dall'acqua per strisciare sulla rena (causa i muscoli indolenziti dalla permanenza nello spazio) prima di guadagnare la posizione eretta, insomma sempre una gran fatica!
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