Adolescenti losangelini, con il mito delle star hollywoodiane, si trasformano in una banda che mette a segno furti milionari nelle case dei loro idoli. Ispirato a vero fatto di cronaca.
Ho il fondato sospetto che la "teoretica filmica" di Sofia Coppola si possa riassumere in una curiosità della regista per interni di lusso: a parte il debutto de Il giardino delle vergini suicide (per inciso la sua unica opera che mi è piaciuta) tutti i film della Coppola hanno ambientazioni lussuose: l'esotico hotel esclusivo in Lost in Translation, la Versailles di Marie Antoinette e lo Chateau Marmont di Somewhere. In quest'ultima opera sembra che l'unica cosa che interessi alla cineasta sia ficcare il naso nelle case dei divi di Hollywood soddisfacendo una sua curiosità personale perchè anche da questa passione per gli interni di Sofia Coppola allo spettatore non viene nulla se non lo spavento per il cattivo gusto nel decoro di Paris Hilton e lo sgomento per la scarsa attenzione alla sicurezza dei ricconi americani per cui una banda di ragazzini strafatti ha meno difficoltà nell'entrare nelle proprietà altrui che la sottoscritta ad entrare in casa propria.
La storia è ispirata a un vero fatto di cronaca quindi anche nell'era della super sorveglianza sarà più facile del previsto introdursi in casa d'altri senza che nessuno se ne accorga o trovare un auto di lusso lasciata parcheggiata senza la sicura e con un malloppo di soldi o di coca o all'interno: sarà.. ma il sospetto che la vicenda sia stata un po' semplificata resta come del resto è semplicistico tutto il film: si oscilla tra il punto di vista di alcuni dei protagonisti senza che nessuno diventi predominante ed anche la spiegazione del perché giovani a cui non manca nulla compiano questi gesti è la stessa che si può sentire dal parrucchiere: sovraesposizione ai modelli televisivi senza un'accurata guida famigliare; forse anche papà Coppola si sarebbe dovuto impegnare di più nell'educazione cinematografica della figlia!
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