La rivalità sfegatata tra James Hunt e Niki Lauda nata agli esordi dei due corridori sui circuiti di Formula 3, permette a Ron Howard di costruire un bellissimo film che indaga uno sport come l’automobilismo poco frequentato dal grande schermo ma del resto i generi sportivi più trattati al cinema sono soprattutto quelli amati dal pubblico americano.
Il nostro Ricky Cunningham, da regista vanta una certa frequentazione con il genere biografico da A Beautiful mind a Cinderella man, e in fondo anche lo stesso Apollo 13; l’esperienza gli ha permesso di capire i limiti in cui necessariamente incappa un film che cerca di ripercorrere grandi tratti di vita (se non l’intera esistenza) del protagonista per cui a partire dal penultimo biopic realizzato Nixon Frost il duello, Howard si è concentrato in momenti nodali nell’esistenza del protagonista, anzi dei protagonisti perchè è dallo scontro tra due diverse personalità che emergono le caratteristiche dei singoli personaggi.
Dallo scontro verbale e politico di Nixon Frost, il regista e lo sceneggiatore Peter Morgan si spostano alla rivalità sportiva tra due campioni della Formula 1 dalle caratteristiche opposte che si completano le une con le altre: tanto Lauda è preciso e ambizioso, quanto Hunt spreca il suo talento nelle gozzoviglie perdendo interesse alle gare di automobilismo dopo aver vinto un mondiale e dal contrasto tra le due personalità nasce lo spunto per una riflessione sulla vita e sul successo sportivo.
La competizione tra i due sportivi non sarebbe certo così interessante se la carriera di Lauda non fosse stata funestata dal terribile incidente accaduto al circuito tedesco del Nürburgring il 1° agosto 1976: sarà la lontananza di Lauda dalle corse a permettere ad Hunt di vincere il suo unico mondiale mentre la tremenda prova fisica dimostra tutta la forza di volontà del corridore austriaco che vincerà altri due mondiali dopo l’incidente.
Molto belle anche le soluzioni visive del film: la patina anni ‘70 data alla fotografia, le riprese con la macchina da presa appoggiata a terra che mi pare non siano più di moda nelle riprese dei Gran Premi (ma confesso di non averne più visto uno dalla metà degli anni '90), tutto serve a ricostruire con tono nostalgico un’epica che ora non esiste più nell’automobilismo fortunatamente per certi versi, visto che all’epoca ogni gara costava la vita ad almeno un pilota.
L’unico appunto che mi sento di fare al film è la ricostruzione italiana: quando Lauda e la futura moglie vengono caricati con l’autostop si trovano in Trentino ma a caricarli sono ovviamente due italiani doppiati con accento meridionale e per quanto molte scene siano ambientate in Italia, visto che Lauda correva per la Ferrari, le targhe sono sempre estere, bloopers veniali se non sottolineassero ancora una volta come il nostro Paese sia ormai completamente emarginato dalle produzioni cinematografiche, anche europee.
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grazie
Scritto da: M | 04 ottobre 2013 a 19:44
Un film che andrei a rivedere assolutamente.
Bravo Ricky.
Scritto da: roy | 07 ottobre 2013 a 11:25