C'è tempo fino a domenica 8 settembre per recuperare la bellissima mostra milanese Modigliani Soutine e gli artisti maledetti che ho trovato molto interessante per il taglio dato all’esposizione: 122 opere raccolte nei primi decenni del XX secolo dal collezionista e mecenate Jonas Netter. Appassionato e frequentatore della cosiddetta École de Paris, il collezionista ha messo insieme un'enorme raccolta di opere che è stata smembrata nel corso degli anni ma i quadri in mostra, appartenenti a un nucleo rimasto in mano a un ramo della famiglia, permette di farsi un’idea molto precisa di quei fermenti artistici che maturavano nella Parigi dei primi decenni del XX secolo: fauvismo, cubismo fino ad emuli dell’astrattismo di Mondrian come Jean Hélion.
I nomi più importanti della collezione Netter sono, oltre a quelli di richiamo della locandina, Utrillo e la madre Suzanne Valadon. Di Maurice Utrillo Netter acquistò soprattutto le opere del cosiddetto periodo bianco, paesaggi che nascondono dietro la tranquillità dei sobborghi parigini, l’animo devastato del pittore che traspare dalla matericità nervosa delle pennellate. Commuove soprattutto la firma dei quadri quella V. puntata dopo il cognome omaggio alla madre di cui Utrillo era innamorato, la bellissima Valadon , modella e amante di molti pittori impressionisti e diventata a sua volta pittrice con esiti molto felici. In mostra c’e’ una bella serie di suoi nudi femminili che la pittrice indaga con una naturalezza estrema scevra da ogni malizia dell’occho maschile che si può invece cogliere nel bellissimo nudo di André Derain.
Modigliani e Soutine rappresentano il nucleo principale della mostra e la grandezza dell'artista livornese si evince proprio dal ritratto di Soutine che troneggia nella sala che racconta la vita e le opere folli del bielorusso: nello sguardo gelido e nelle labbra carnose Modigliani sa racchiudere tutto la drammaticità di Soutine.
Parlando di Modigliani non si può non parlare della donna che ha diviso i momenti finali della sua vita, Jeanne Hébuterne, a sua volta pittrice, di cui in mostra sono presenti due opere nello stesso quadro, un interno sul retro di Adamo ed Eva.
Tra i pittori meno celebri collezionati da Netter a colpirmi è stato soprattutto Moise Kisling, per il suo felice uso del colore, steso senza l’uso del tratto nero (imprescindibile in quasi tutti gli artisti esposti) che spicca quindi per vivacità in mezzo alla cupezza delle opere esposte.
La mostra prosegue con pittori anche volutamente minori esposti per raccontare le scelte anche sbagliate (indotte anche dalle “fregature” che Zbo, il gallerista e protettore Léopold Zborowski rifilava a uno dei suoi migliori acquirenti) di un collezionista.
Al termine del percorso espositivo si può assistere alla proiezione di un documentario in cui Corrado Augias racconta la mostra.
Palazzo Reale Milano
21 febbraio 2013 - 8 settembre 2013
Cosiglierei vivamente la visita serale con puntatina al bar di Palazzo Reale. Il Giacomo Caffè. Merita veramente.
Scritto da: Roy | 09 settembre 2013 a 17:32
Tu sempre a nutrire più il corpo che lo spirito, eh! ;)
Scritto da: Ava | 10 settembre 2013 a 17:45