Beau Brummell
Usa 1954 MGM
con Stewart Granger, Liz Taylor, Peter Ustinov,
regia di Curtis Bernhardt
L'ufficiale George Brummell critica la divisa disegnata dal Principe di Galles con il diretto interessato e viene allontanato dall'esercito. Passato alla politica Brummell continua a criticare il principe finché i due non si incontrano e diventano amici intimi. Il legame finisce per un'incomprensione e l'orgoglio non consente a nessuno dei due amici di chiedere scusa così i due si rincontreranno solo sul letto di morte di Brummell ormai ridotto a vivere in miseria in Francia.
Lussuosa biografia romanzata della vita di George Bryan Brummell considerato il primo dandy della storia che con il suo fare anticonformista traghettò l'Inghilterra governata dal pazzo re Giorgio III dall'affettato stile settecentesco delle parrucche incipriate e dei jabots svolazzanti al più austero stile ottocentesco della finanziera nera e i pantaloni lunghi "a tubo di stufa".
Visto che l'influsso del personaggio si sentì soprattutto nella moda i costumi del film sono più fedeli del solito agli originali storici rinunciando ai vezzi fantasiosi nelle ricostruzioni storiche tipiche delle pellicole dell'epoca.
Ad interpretare Brummell c'è l'aitante Stewart Granger noto più per il portamento adatto ai film di cappa e spada che per le abilità recitative e infatti il goffo Peter Ustinov (il Principe di Galles) se lo mangia in un boccone.
Da segnalare la presenza, ornamentale più che altro, di Liz Taylor nel ruolo di Lady Patricia Belham, innamorata dell'avventuriero Brummell ma priva del coraggio di sposare un uomo così fuori dal comune a cui preferisce un lord in grado di garantirle una vita serena. La love story è però solo un contorno obbligatorio, la pellicola è incentrata sul l'amicizia tra Brummell e il Principe: il dandy spiantato simula il sentimento per interesse, visto che essere il favorito di Sua Altezza gli consente di vivere a credito, ben al di sopra delle effettive possibilità economiche? Il film regge finché resta un piccolo dubbio dell'ambiguità del protagonista, il finale strappalacrime con il ricongiungimento sul letto di morte dei due amici, che in fondo si erano sempre voluti bene, è oggettivamente troppo buonista ma perfettamente consono allo stile del biopic romanzato targato MGM anni '50.
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