Waterloo Bridge
Usa 1940 MGM
con Vivien Leigh, Robert Taylor, Maria Ouspenskaya
regia di Mervyn LeRoy
A Londra, durante la Prima Guerra Mondiale, Roy e Myra s'incontrano sul ponte di Waterloo durante un allarme bomba: lui è un ufficiale in licenza lei è una ballerina classica e nel poco tempo trascorso nel rifugio scoppia l'amore. I due si vorrebbero sposare prima che Roy torni al fronte ma la sfortuna ci mette lo zampino: la partenza dell'ufficiale è anticipata, Myra perde il lavoro e poco dopo scopre che l'amato è morto in azione. Per sopravvivere alla povertà la ragazza finisce per prostituirsi e quando rincontra Roy, creduto morto per aver perso la piastrina, si illude che la vita possa ricominciare e accetta di sposarlo ma ben presto Myra capisce che l'onore ormai perduto potrebbe macchiare anche l'amato e i suoi famigliari che l'hanno accettata senza riserve. Rinunciato al matrimonio, alla ragazza non resta che il suicidio.
Il film è girato nel 1940 e si apre con una cornice contemporanea: Roy, ufficiale di alto grado e ormai anziano, prima di partire per il nuovo fronte, si fa portare sul ponte di Waterloo dove ricorda l'infelice amore della Prima Guerra Mondiale. Il flashback dona alla pellicola un tono ancora più malinconico sottolineato dalla colonna sonora che gira attorno al celebre refrain de La morte del Cigno e il Walzer delle Candele o dell'Addio, reso famosissimo proprio da questa pellicola.
Tutto serve ad anticipare la sfortunata conclusione della tragica storia d'amore di Roy e Myra ma le parole di Madame Kirova, direttrice del corpo di ballo "la guerra non scusa la sconvenienza" sembrano un monito non solo per Myra e Kitty ma anche per le spettatrici del 1940 che il nuovo conflitto bellico avrebbe potuto porre nella medesima condizione della protagonista.
Il ponte di Waterloo ha per protagonista Vivien Leigh, reduce dall'enorme successo di Via col Vento. L'attrice si sforza con successo di liberarsi del fantasma di Rossella O'Hara -anche se lo spettatore di oggi cercherà di più le inevitabili somiglianze con l'eroina di Margaret Mitchell- e ha sempre reputato il personaggio di Myra (italianizzato in Mara) tra le sue migliori interpretazioni. Accanto a lei doveva recitare il marito Laurence Olivier ma è stato degnamente sostituito dall'aitante Robert Taylor che rende molto bene l'entusiastica vitalità dell'ufficiale contrapposta al quieto pessimismo di Myra: Olivier era indubbiamente un grandissimo attore ma il cinema ce lo ha restituito magnificamente nei ruoli cupi ed introversi.
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