Dopo aver perso il comando dell'Enterprise per aver compiuto un atto illecito pur di salvare la vita Spock che ha confessato tutto nel suo rapporto, Kirk diventa il vice dell'ammiraglio Pike. Il mentore però muore in un attacco organizzato da Khan, umano potenziato risvegliato dal suo sonno criogenetico dall'ammiraglio Marcus per scatenare la guerra contro i Klingon. Kirk vuole di nuovo accanto a sè Spock per combattere il pericoloso nemico.
Se il primo capitolo del prequel della saga firmato J.J.Abrams raccontava la formazione dell'equipaggio dell'Enterprise dando spazio a tutti i protagonisti, in questo secondo episodio l'attenzione rivolta alla complicata costruzione dell'amicizia tra Kirk e Spock diventa (a mio parere) eccessiva e tra esplosioni e militari ambiziosi, lo spazio per Khan diventa risicato con grande disdoro dei fan di Benedict Cumberbatch (confesso l'insana passione).
Aldilá del fascino dell'attore inglese, celebre per il serial britannico Sherlock, la figura di Khan, già protagonista del secondo film dedicato a Star Trek, Star Trek II: L'ira di Khan del 1982, era indubbiamente interessante per il suo destino di superuomo creato dalla biogenetica e condannato a morte dai suoi stessi creatori ma è stato sacrificato dalla sceneggiatura al doppio inganno dell'ammiraglio Alexander Marcus che vuole una guerra contro i Klingon per la propria gloria personale.
Certo, in 130 minuti di film ci sarebbe stato spazio sufficiente per sviluppare i vari personaggi ma si preferisce tirare via il tutto condendolo con (troppe) esplosioni e battute per arrivare al momento strappalacrime della morte di Kirk che cementifica definitivamente l'amicizia con Spock (scena costruita specularmente al film del 1982 dove era il vulcaniano a sacrificarsi)
Speriamo che il terzo capitolo sia in grado di uscire dalle dinamiche interne all'equipaggio o quantomeno sappia proporne di nuove.
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