John Reid avvocato fresco di laurea, torna a Colby, paesino di frontiera dov'è sceriffo il fratello maggiore verso cui nutre da sempre un senso d'inferiorità. John si unisce al fratello e i suoi rangers nell'inseguimento del bandito evaso Butch Cavendish ma vengono traditi e uccisi nelle gole di un canyon. John però viene prescelto, anche se controvoglia, dall'indiano Tonto per tornare dalla morte e diventare l'eroico Lone Ranger..
A 80 anni dalla nascita del Ranger Solitario sulle frequenze di un'emittente radiofonica il personaggio viene ripreso dal terzetto che ha dato vita alla celeberrima saga de I Pirati dei Caraibi.
Per certi versi il film riprende lo stile dei blockbuster dedicati ai supereroi raccontando la genesi quasi del tutto casuale del personaggio e mettendogli contro un vilain sopra le righe. The Lone Ranger aggiunge un compendio totale di tutta la cinematografia western, dalle classiche inquadrature di John Ford della Monument Valley al spaghetti western citando a piene mani C'era una volta il West di Sergio Leone ma quasi ogni inquadratura rappresenta una citazione di un film western: un minestrone che diventa un helzapoppin indiavolato sulle note dell'Overture del Guglielmo Tell dove il treno da ambientazione western si trasforma in fondale da comica con un Jhonny Depp imperturbabile quanto Buster Keaton.
Ricco di buone intenzioni e stimoli il film però non riesce a mantenere tutte le promesse, personalmente ho trovato inutile la cornice del ragazzino mascherato da Lone Ranger a cui Tonto, ormai Matusalemme e ridotto a scimmiottare se stesso in un museo del west, racconta la storia di Lone Ranger: la nostalgia per il vecchio West ormai scomparso sarebbe emersa comunque e la pellicola sarebbe stata più scorrevole, esigenza non da poco per un film di puro intrattenimento il cui target sono le famiglie.
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