Italia 2006
con Kim Rossi Stuart, Jasmine Trinca, Michele Placido,
regia di Riccardo Milani
La parabola esistenziale di Luca Flores, geniale pianista jazz, artista segnato da una fragilita’ emotiva che lo condusse al suicidio.
Tratto dall’autobiografia scritta da Walter Veltroni, il biopic di Milani non risparmia nulla delle miserie esistenziali a cui Luca Flores ando’ incontro, raccontate con un certo compiacimento voyeristico che non permette neppure una totale identificazione con il personaggio, che pure riesce ad emergere con tutta la sua disperata forza che lo porta ad attraversare l’Africa in moto per confrontarsi con i suoi sensi di colpa e gli fa pianificare scientemente la propria fine.
Il racconto filmico procede sempre piano, senza scosse, con un taglio molto televisivo fatto di bei panorami fiorentini, con insistente riguardo per i lungarno; molte scene come l’incidente dell’infanzia sono prevedibili con alcuni minuti d’anticipo e tutto il film non presenta mai uno spunto autoriale mettendosi sulla scia di quel tipo di biopic (penso a La vie en rose della scorsa stagione) che preferisce insistere sul presunto cote’ umano (ma ribadisco che si tratta di un’asettica visione voyeristica) relegando in secondo la musica , che pure ha fatto in modo che questi personaggi superassero le loro miserie umane.
La pellicola punta su una buona recitazione che comunque ho trovato un po’ di maniera e senza sorprese: Kim Rossi Stuart ormai ci ha abituato alla sua maschera di giovane uomo nevrotico che rischia di sfociare nella pazzia e in questa prova aggiunge ben poco alla sua galleria di personaggi, e ancora una volta forma una bella coppia con Jasmine Trinca, Michele Placido offre un’interpetazione onesta, ma non certo memorabile Paola Cortellesi ha la stessa aria di addolorata comprensione dello sceneggiato sulla Montessori e Mariella Valentini ripropone il ruolo materno e preoccupato che vediamo giornalmente in Vivere: francamente un’occasione sprecata.
Recensione pubblicata a suo tempo su ImpattoSonoro
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