Ultimo giorno per vedere in sala il film d'esordio di Stanley Kubrick del 1953, pellicola di 68 minuti che il regista aveva rinnegato liquidandola come un semplice esercizio e che sembrava andata perduta.
Il film è certamente imperfetto: il debuttante è indeciso tra diverse soluzioni stilistiche ma sembra avere già ben chiari alcuni punti che torneranno spesso nei suoi film, soprattutto quelli concernenti la guerra.
Paura e desiderio racconta le vicende di una pattuglia aerea caduta oltre le linee nemiche, delle decisioni da prendere per sfuggire al nemico e delle reazioni che queste comportano: il più giovane tra i quattro uomini impazzirà, uccidendo una ragazza che era stata fatta prigioniera mentre un altro troverà nell'eroismo (uccidere un generale nemico a costo della vita) la ragione per un'esistenza che altrimenti avrebbe ritenuto sprecata.
Nel prologo iniziale Kubrick tiene a precisare che la storia non ha una collocazione storica esatta, che la scelta di far parlare in inglese i protagonisti è solo una convenzione: il regista racconta quindi una storia astratta paradigmatica dell'essenza stessa della guerra.
Oltre che anticipare i film che verranno, Paura e desiderio ci racconta anche della formazione kubrickiana: il rigore formale della composizione delle immagini che riscontriamo anche nelle sue fotografie (in mostra fino al 25 agosto al Palazzo Ducale di Genova) e l'ammirazione per la filmografia russa espressamente citata nell'assalto ai soldati che mangiano e nel confronto tra la ragazza legata e il soldato che la sorveglia, i due momenti cinematograficamente più potenti del film.
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