1959: il successo di Intrigo Internazionale corona una carriera ormai trentennale ma Hitchcock non pensa a ritirarsi, piuttosto a sperimentare. Decide di adattare al grande schermo il romanzo di Robert Bloch Psyco ispirato a fatti realmente accaduti. La scelta viene boicottata dalle major e dalla censura e l’incaponito Hitch decide di investire di tasca propria. Psyco sarà il più grande successo della sua carriera ma mette a rischio, oltre che le sue finanze, anche lo storico legame con la moglie Alma.
Il film è racchiuso tra due parentesi raccontate da Alfred Hitchcock, esattamente come gli episodi della celeberrima serie televisiva Hitchcock presenta, introducendo da subito un tono ironico nella rilettura cinematografica di Come Hitchcock ha realizzato Psyco, volume scritto da Stephan Rebello.
Il film di Sasha Gervasi, infatti, è un biopic piuttosto sui generis che analizza meticolosamente un preciso periodo della vita del grande maestro del brivido, bastante però, a farci capire la complessa personalità del cineasta e soprattutto del suo rapporto viscerale con la moglie: forse non è ancora sufficientemente noto che Alma Reville fu un supporto fondamentale anche per l’attività creativa del marito di cui fu fedele braccio destro. Il legame è raccontato con un certo divertimento anche nella gelosia tra i due e il lieto fine (“tu sei l’unica vera bionda alla Hitchcock”) forse è un po’ posticcio ma comunque regge proprio nell’ordine di quell’economia filmica da subito introdotta come ironica.
Quando viene a mancare l’ironia il film funziona meno e cioè nei dialoghi fittizi tra Hitchcock e Ed Gein, il serial killer che sta alla base del personaggio di Norman Bates: in maniera forzosa si intende spiegare la capacità del re del brivido di raccontare i lati oscuri dell’umanità come sublimazione di sue perversioni latenti.
A Helen Mirren è concesso di interpretare il ruolo di Alma senza doversi troppo immedesimare fisicamente con il personaggio, mentre Anthony Hopkins deve recitare con un ingombrante trucco per calarsi (senza riuscire perfettamente nella mimesi) nel ruolo di un uomo complessato fisicamente ma che ha fatto della sua immagine il marchio dei propri film (del resto la pellicola svela anche le grandi capacità di marketing del regista britannico). Inaspettatamente l’immedesimazione fisica più riuscita è quella di Scarlett Johansson perfetta nei panni di Janet Leigh.
Devo essere sincera: Hitchcock è forse il mio regista preferito ed è proprio per questo che non ho buone aspettative su questo film che non sono riuscita ancora a vedere, ma che comunque sono curiosa di vedere.
Scritto da: Alessandra | 24 aprile 2013 a 21:28
secondo me ti potrebbe divertire: io l'ho letto come un gioco da amnte di Hitchcock allegerendo qualche parte noiosa come piaceva a lui ;)
Scritto da: ava | 26 aprile 2013 a 18:41