Documentario Gran Bretagna 2012,
con Bill Emmott
regia di Annalisa Piras
Bill Emmott, ex direttore di The Economist da sempre innamorato della nostra nazione, analizza in questo documentario il tragico declino dell’Italia negli ultimi venti anni.
Girlfriend in a coma è salito alla ribalta poco più di un mese fa perchè Giovanna Melandri, direttrice del Maxxi rimandò a data da destinarsi la proiezione di questo documentario nelle sale del museo in nome della equidistanza politica che si doveva alla campagna elettorale. A riprova che la censura è sempre più spesso un’arma controproducente il documentario (che probabilmente sarebbe passato inosservato) è stato proposto in sala, in streaming, trasmesso da Sky e in fine è approdato sulla televisione generalista il 9 marzo trasmesso da La7.
Ricordando il destino piuttosto simile del mediocre Videocracy temevo che anche questo documentario fosse in realtà piuttosto inconcludente invece mi ha sorpreso innanzitutto per la realizzazione molto curata (l’uso dei cartoon) che trascende l’uso a rischio manipolazione del montaggio tipico dei documentari alla Michael Moore.
Girlfriend in a coma si divide in tre atti che ricalcano i tre Canti della Divina Commedia dantesca, il primo atto che racconta la mala Italia è ineccepibile dal punto di vista dei contenuti che vanno ben oltre il semplice berlusconismo e anche l’ambientazione è molto intrigante: Emmott illustra la drammaticità della situazione italiana mentre scende il Pozzo di San Patrizio ad Orvieto, forse non è notissimo che il fondo del pozzo è sede di un suggestivo presepe se la scelta della location è stata consapevole credo che includa anche un fondo di ottimismo. La seconda parte indaga la Buona Italia alludendo al Paradiso di Dante. Accostare la buona Italia alla mala Italia fa subito pensare agli affreschi senesi del Lorenzetti, L'Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo, cose che mandano giustamente in solluchero gli anglosassoni amanti del Chiantishire. Avrei da eccepire sugli esempi della Buona Italia: accostare la Ferrero e la Fiat mi sembra un po’ azzardato, forse oltre alla tanto decantata cultura andrebbe ricordato più spesso un fulgido esempio di imprenditoria come Olivetti, con buona pace di Mr.Marchionne.
Il terzo atto, equivalente al Purgatorio indaga la diaspora dei cervelli italiani e considera l’ignavia il più grave peccato italiano: argomenti più che condivisibili che però non introducono nessuna novità eclatante., giudizio che posso estendere a tutto il documentario.
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