Joe Wright propone una nuova rilettura del classico della letteratura russa e ormai anche della cinematografia, viste le numerose trasposizioni.
L’innovazione più originale è quella di ambientare gran parte della trama in un teatro che si trasforma via via in residenza privata, stazione e qualsiasi ambientazione necessaria alle scene che vedono protagonista la nobiltà russa di Mosca o San Pietroburgo, sottolineando così la teatralità stessa di quelle esistenze, fluide ed eleganti come un'eterna danza ma in realtà soggette a rigide regole di comportamento che potevano essere eluse solo in maniera discreta e non infrante in pubblico come invece fa la nostra eroina. A questa ambientazione barocca fa da contraltare la bellissima fotografia degli esterni campestri, dove vive Kostja Levin, la cui pura storia d’amore con Kitty è il contraltare della tormentata e peccaminosa relazione tra Anna e Vronskij.
Bella anche l’insistenza sul ruolo del treno, cavallo di ferro e fuoco che non sa scuotersi di dosso il ghiaccio dell’inverno (e della società?) russi: l’incidente al meccanico subito dopo il primo incontro di Anna e Wronskij e il suono incombente delle rotaie che spesso torna a ricordare e anticipare come tutto stia precipitando verso il tragico epilogo.
La messa in scena è dunque affascinante ed è il punto di forza della pellicola, con costumi sontuosi che hanno vinto sia l’Oscar che il BAFTA 2013. Lo stile di ripresa è così patinato che in alcuni momenti (soprattutto nelle lunghe camminate, ad esempio quella di Anna nel labirinto) sembra di assistere allo spot di un profumo.
Ottimo il cast: da notare che in ruoli secondari ci sono due protagoniste di serie tv di culto: la Mary Crowley di Downton Abbey (Michelle Dockery) nei panni della Principessa Myagkaya e Kelly McDonanld (moglie di Nucky Thompson in Boardwalk Empire) nel ruolo di Dolly.
Per quel che concerne i protagonisti Keira Knightley, decisamente troppo magra per interpretare un’Anna che Tolstoj descrive dal braccio paffuto e per riempire i décolleté degli stupendi abiti di cui sopra, ha comunque un gran fascino e unisce i canini aguzzi della Garbo alla leggiadria di Vivien Leigh, le due più famose Karenina del grande schermo.
Jude Law sembrava troppo bello per interpretare Karenin invece sa dare il giusto aplomb all’uomo tutto compreso dalla sua missione politica e per questo dimentico della moglie.
Aaron Johnson, che nel trailer mi pareva un po’ troppo effeminato è invece un Vronskij seduttivo e molto romantico.
Il film compie quindi una totale revisione dei personaggi maschili e alla fine si conclude che Anna è una donna molto amata sia dal marito che dall’amante ma vittima delle proprie nevrastenie che la conducono al suicidio: sinceramente è troppo tempo che non prendo in mano il romanzo per commentare se questa declinazione sia fedele o meno alle intenzioni dell’autore.
Non è fedele te lo dico io... Ma meglio questa dell'originale...
Scritto da: Monica | 15 agosto 2015 a 23:39