Texas: Chris, piccolo spacciatore pieno di debiti, propone al padre Ansel l’omicidio della madre al fine di ripianare i debiti con la polizza assicurativa della donna. Dell’omicidio si occuperà un poliziotto che arrotonda facendo il killer. Killer Joe è solito ricevere pagamenti anticipati per i suoi servizi ma nel caso di Chris si accontenta di una caparra: Dottie, la sorella poco più che adolescente dello spacciatore. L’accordo si stipula tra mille mugugni ma i guai veri iniziano quando si scopre che il beneficiario della polizza è il nuovo compagno della donna assassinata.
William Friedkin torna con un film spiazzante che commistiona, su un classico impianto noir, l’estetica e il grottesco del pulp con suggestioni horror. E’ lo stesso regista a suggerire una rilettura della fiaba di Cenerentola in chiave dark per la vicenda di Dottie, ceduta al killer in cambio dell’omicidio della madre che ha tentato a sua volta di eliminare Dottie quando era piccola. L’esperienza ha reso Dottie una ragazza molto inquietante apparentemente persa in un mondo fantastico ma improvvisamente lucida e cosciente delle situazioni che la circondano.
Il finale interrotto, più che sospeso, non permette di capire fino in fondo se Dottie si innamori di Joe; di certo, per come evolve la storia, il killer è un essere demoniaco (i tuoi occhi fanno male, dice Dottie) che una volta invitato ad entrare nella vita dei disperati protagonisti se ne impossessa senza lasciar loro scampo.
Killer Joe è interpretato da un bravissimo Matthew McConaughey attore di cui non seguo la carriera se non nei suoi exploit negli horror , ricordo di averlo visto solo in Frailty. In Killer Joe abbandona i panni del sex symbol per vestire quelli di un uomo dalla sessualità disturbata, al limite dell’impotenza.
Con queste premesse è facile intuire che l’esito dell’estetica pulp sia molto diversa da quella a cui ci hanno abituato Tarantino e i suoi accoliti, la cui lezione però Friedkin ha assimilato benissimo: dialoghi scombinati e ridicoli alternati a esplosioni di violenza al limite del gore. Dal mondo pulp deriva anche la femminilità esibita ma perdente di Sharla, la seconda moglie di Ansel, che rappresenta il rovescio del femminile candido ma letale di Dottie e che pagherà sulla propria pelle il doppio gioco di cui è protagonista, con un totale rovesciamento degli aspetti predatori della dark lady nel noir classico.
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