Virgil Oldman è un battitore d’asta celebre in tutto il mondo. Ricchissimo, conduce una vita tanto lussuosa quanto ritirata, vittima delle proprie idiosincrasie, in primis l’incapacità di rapportarsi al genere femminile. Un giorno una giovane ereditiera lo contatta per valutare il patrimonio di famiglia. Oldman viene colpito dalla strana ragazza, che scopre soffrire di agorafobia..
Film patinato e sontuoso nella messa in scena in cui il regista sembra liberarsi dei vezzi autoriali e costruisce un thriller avvincente che rimanda ai gloriosi sceneggiati Rai degli anni ‘70 con un’atmosfera di tragedia incombente che ben sorregge tutta la prima parte del film. Attenzione spoiler, se non si è visto il film saltare il paragrafo Lo scioglimento del giallo è piuttosto prevedibile un po’ perchè i personaggi della trama sono pochi e un po’ per lo stesso errore de La Talpa: chiamare un attore di spicco per un ruolo marginale che non ha altra giustificazione se non quella di essere il cattivo. Manca anche il coraggio di scegliere tra i due probabili artefici dell’inganno creando una complicità che non viene spiegata.
Detto questo Tornatore è abile nel guidare lo spettatore nei meandri di una mente distorta che ha trovato nell’arte un rifugio e un riscatto alle proprie mediocrità. E’ interessante anche seguire il percorso di un uomo che ha fatto della vista il proprio punto di forza e finisce irretito da una donna che gli si cela, stuzzicando così la sua curiosità.
In ogni falso si nasconde una parte di verità è l’assioma attorno a cui ruota il film e come la vanità spinge i truffatori a mettere molti indizi sotto il naso di Oldman che se li lascia sfuggire perché accecato, per la prima volta in vita sua, dalla passione, così gli stessi indizi servono allo spettatore per arrivare allo soluzione del giallo e sarebbe stato veramente cinico e geniale se il film si fosse chiuso con l’ultima entrata nel caveau, senza la coda esplicativa dove si annulla la linearità temporale che era stata uno dei punti di forza del fim e che vuole dare un andamento circolare alla pellicola che si apre e si chiude con Oldman solo a un tavolo di ristorante.
Un merito del film sta anche nell’ambientazione in un mondo molto affascinate come quello delle case d’aste dove il denaro scorre a fiumi accanto alle opere d’arte più ricercate. La pellicola segue i soliti cliché sugli artisti e i critici (Oldman costruisce una collezione da sogno con metodi poco leciti) ma di certo la quadreria è oltremodo suggestiva, mischiando quadri celeberrimi come la Fornarina di Raffaello a opere di pittori meno noti. Oltre ad essere composta esclusivamente da ritratti femminili, la caratteristica principale è quella di aver scelto solo dipinti in cui il soggetto fissa lo spettatore, da qui l’effetto vertigine nelle panoramiche che può simulare una sindrome di Stendhal anche negli animi meno sensibili all’arte.
Un bellissimo film.
A me e' piaciuta molto la BMW serie 8 che aveva il protagonista :)
Scritto da: Roy | 17 gennaio 2013 a 10:40
a suo modo un'opera d'arte anche quella :)
Scritto da: ava | 20 gennaio 2013 a 14:10