In una metropoli sempre più grigia, come l’umore degli abitanti, il numero dei suicidi cresce in maniera esponenziale. Ne trae profitto solo la famiglia Tuvache che da generazioni vende prodotti per rendere più agevole il momento del trapasso. La nascita del terzo figlio, Alan, un inguaribile cuor contento, metterà in crisi gli affari di famiglia e farà affiorare i dubbi di coscienza dei Tuvache.
Patrice Leconte si cimenta con il cartone animato in questa commedia nera ispirata al romanzo di Jean Teulé.
L’uscita italiana della pellicola stata anticipata da un certo clamore perché la censura aveva vietato il film ai minori di anni 18 in quanto affrontava il tema del suicidio con estrema leggerezza. Il divieto è stato ritirato pochi giorni prima dell’uscita in sala. Sorvoliamo sulla miopia dei censori e consideriamo l’episodio come una buona pubblicità per un film che avrebbe rischiato di passare inosservato dato che in Italia vige anche la miopia degli esercenti che, se un film è a cartoni animati è da intendersi esclusivamente per l’infanzia e quindi riservato solo agli spettacoli pomeridiani e al massimo al primo serale.
Io ho trovato il film piuttosto divertente, ammetto la mia passione per l’humor nero. Mi appassiona anche Tim Burton e non ho trovato il lavoro di Leconte così dipendente dal modello burtoniano, sia nel disegno che nella presenza di un elemento diverso in seno a una famiglia: sinceramente a Tim Burton, non ho pensato proprio, anzi ho trovato alcuni elementi di interessantissma originalità nel segmento in cui Mishima e Lucrece Tuvache confessano la loro coscienza tomentata e la canzone diventa pretesto per una fantasia di chiaro stampo surrealista.
Sicuramente il film non è un capolavoro e a fiaccarlo sono soprattutto le troppe canzoncine di matrice disneyana che riempiono il film (chissà perché nei cartoon debbono sempre cantare?) però non è neppure una storia banale e su di me la psicologia al contrario dell’esaltazione di elementi lugubri con lo scopo opposto di affossarli ha funzionato e sono uscita di sala con il buonumore.
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