1965: la fuga d’amore di due dodicenni getta lo scompiglio in un isolotto del New England in particolare nel campo scout del ragazzo orfano e nella famiglia disfunzionale della fanciulla..
Il film si apre su un quadro a mezzo punto che rappresenta la casa di Suzy Bishop poi l’azione si sposta all’interno di casa Bishop e sembra di entrare in una casa di bambole, le proporzioni restano sballate anche quanto entrano in scena i fratellini di Suzy ed in fine gli adulti: tutto continua a mantenere un punto di vista infantile e forse il fascino di questa bellissima pellicola firmata da Wes Anderson è quella di aver fatto un “film per ragazzi”, genere scomparso a metà degli anni ‘80 dopo i grandi successi di E. T. e dei Gremlins e riportato in auge lo scorso anno da Super8 che voleva proprio essere un omaggio ai film suddetti.
Wes Anderson (coadiuvato alla sceneggiatura da Roman Coppola) invece non lavora sulla citazione, ricostruisce anche attraverso la fotografia vintage un mondo giovane, non è certo casuale la scelta dell’anno, il 1965 che segue l’attentato di Kennedy (perdita dell’innocenza) e precede la rivoluzione studentesca. In un momento di passaggio sono anche i protagonisti, Sam orfano incompreso al campo scout la cui storia personale metterà in crisi le certezze di due adulti non cresciuti, il capo scout Ward e lo sceriffo Sharp portandoli a compiere scelte che rivoluzioneranno le loro vite. Suzy adolescente inquieta che dal suo binocolo scruta le vite apparentemente tranquille dei genitori ed è vittima di furie incontrollate. Se Sam ispira immediata simpatia e conquista lo spettatore oltre che gli adulti che lo circondano (e i compagni scout che inizialmente lo odiavano) il mistero di Suzy resta impenetrabile come l’ultimo sguardo che la ragazzina indirizza alla macchina da presa nel finale del film lasciando intendere che molta inquietudine cova ancora sotto l’apparente calma della ritrovata normalità.
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