Creduto morto durante un’operazione, James Bond si gode i vantaggi della presunta morte ma quando viene colpita la sede del MI6 a Londra, 007 torna operativo per dare alla caccia al nuovo nemico che si scoprirà essere un altro agente segreto al servizio di Sua Maestà in cerca di vendetta per esser stato sacrificato ai cinesi da M alla fine del protettorato di Macao.
Nel cinquantesimo anniversario della saga cinematografica più longeva del mondo, Bond muore e resuscita non tanto nel plot quanto nella mitologia del personaggio.
La scena iniziale è fortemente adrenalinica con un Bond quasi invulnerabile che si lancia sui treni in corsa nonostante sia ferito e viene abbattuto solo dal fuoco amico. Che questa scena sia posta prima dei bellissimi titoli di testa segna il cambio di passo della vicenda che segue, una rilettura socio politica del nostro tempo in cui la distinzione tra buoni e cattivi non è più netta nè tanto meno semplicistica: il nemico non arriva da un blocco contrapposto ma nasce dall’odio covato da qualcuno che ha condiviso le stesse posizioni diventando una sorta di alter ego oscuro (modello mutuato dal Batman di Nolan) venuto a chieder conto degli errori del passato (l’attacco come conseguenza di una colpa precedente è un tema presente anche in Argo).
Il Bond che torna dalla morte non è più un eroe invincibile, ma un uomo acciaccato che ha perso la sua mira infallibile, ancora una metafora di quest’Europa che per sopravvivere in un mondo di giganti deve puntare tutto sulla volontà.
A queste riletture contemporanee si unisce una buona dose di ironia e il coraggio di rivisitare in toto il mito bondiano: si comincia a lasciar cadere nei dialoghi la citazione di qualche titolo precedente (Solo per i tuoi occhi, Bersaglio mobile) poi si passa ad ironizzare sui gadget tecnologici ora scomparsi visti i tempi magri e si finisce per riesumare l’Aston Martin DB5 di Goldfinger per andarsi a rifugiare nella Scozia conneriana che cela le origini dell’agente segreto più famoso al mondo (Skyfall è il nome della tenuta di famiglia dove avviene la resa dei conti). La genialità sta nella furia iconoclasta con cui si opera sugli elementi del passato: la macchina viene distrutta, muore un personaggio chiave ma da queste ceneri Bond rinasce pronto per nuove avventure di cui vengono introdotti gli elementi portanti recuperati tra quelli che negli ultimi anni erano stati accantonati, come Moneypenny.
Questa capacità tutta british di rimodernare un archetipo senza stravolgerne i tratti peculiari non appartiene solo alla saga di James Bond, penso anche alla bella serie televisiva Sherlock dove l’investigatore di Baker Street viene riaggiornato ai nostri giorni con tanto di blog gestito da Watson per trovare nuovi clienti. Classici portati a nuova vita da espedienti grondanti ironia totalmente assenti alla nostra produzione cinematografica e televisiva con gli esiti poco proficui che conosciamo.
Aggiungerei al tuo commento sintetico e preciso che il prodotto ha una confezione eccezionale (fotografia, montaggio, ecc.) completata da una grandissima colonna sonora.
Il brano di Adele è un altro capolavoro di citazioni e fughe in avanti.
Devo dire che pur essendo un fedele di 007, mai mi sarei aspettato una rivisitazione cos' efficiente e precisa, quasi chirurgica.
E che poi è il prequel dei futuri episodi.
Scritto da: Eucromia (Sergio) | 27 novembre 2012 a 19:09
Ciao Sergio,
grazie del commento, condivido tutto quello che hai aggiunto in particolare sulla colonna musicale che fedele alla linea del film ripropone nei momenti topici il refrain classico di 007.
Scritto da: ava | 28 novembre 2012 a 18:35