Veronica è una ragazzina di quindici anni che viene sequestrata in un vecchio collegio abbandonato per aver fatto uno sgarro al boss del quartiere. A controllare che non scappi c’è Salvatore, diciassette anni, costretto dal clan all’ingrato compito di guardiano. Dopo la diffidenza iniziale tra Veronica e Salvatore si instaura un rapporto di amicizia ma la sera arriva il boss a decidere la sorte della ragazza..
Leonardo di Costanzo firma un capolavoro di delicatezza sospesa tra neorealismo e fiaba, una storia di camorra in cui la violenza non si esplicita mai ma riesce comunque a opprimere l’esistenza dei due giovani, due uccellini in gabbia che, come racconta Salvatore nel prologo, non sono in grado di scappare anche se la gabbia viene lasciata aperta. Veronica è il coraggioso pettirosso di cui parla l'introduzione, spavalda della sua adolescienziale bellezza, tiene testa senza batter ciglio ai luogotenenti del boss che vengono di tanto in tanto a controllare che tutto sia a posto. Salvatore è molto più posato, venditore ambulante di granite come il padre, è costretto ad accettare il ruolo di guardiano per riscattare il carretto che gli è stato sottratto.
La prigione in cui Veronica è stata reclusa è un vecchio collegio abbandonato, un luogo fatiscente ma molto più dignitoso della squallida edilizia popolare che lo circonda. Per noia e per cercare una via di fuga, i due ragazzi si mettono ad esplorare l’immensa struttura, dalle cantine allagate alla camera dove un’allieva del collegio si suicidò per la vergogna di esser rimasta incinta. Fantasticando sul tetto che domina la città o trovando rifugio dall'acquazzone nella serra nascosta nella foresta in cui si è trasformato il parco incolto, i due adolescenti, cresciuti troppo in fretta, ritrovano una breve parentesi dell’infanzia perduta ma con le ombre della sera arriva il vero orco a chiedere conto di uno sgarro a leggi a cui i ragazzi non sanno sottrarsi. Hanno fantasticato tutto il giorno ma non hanno mai ipotizzato un futuro lontano dall’unica realtà che conoscono anche se la giornata è stata punteggiata dal frastuono degli aerei in partenza dal vicino aeroporto (il luogo dove ambientato il film è in realtà l'ex Ospedale psichiatrico “Leonardo Bianchi” alla Calata Capodichino) Veronica e Salvatore non hanno mai pensato che ci fosse un volo anche per loro, non hanno osato neppure immaginarlo.
La magnifica fotografia di Luca Bigazzi sottolinea con estrema perizia i tre momenti in cui è diviso il film, la fase introduttiva di neorealismo contemporaneo (il film è sottotitolato perchè parlato in dialetto molto stretto) la dimensione fiabesca dell’esplorazione dell’edificio e quella terrifica del buio con i mostri (purtroppo non fantastici) che la popolano; il continuo cambio di ambienti e di atmosfere offerto dalla fotografia è parte integrante della sorprendente vitalità di questo piccolo gioiello che in fondo racconta “solo” il confronto di due ragazzi nel chiuso di un edificio.
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