In un villaggio dell’Albania vive Mark, che sbarca il lunario rivendendo beni di prima necessità con il suo carretto. I guai cominciano quando un vicino gli contesta il diritto di passare su una strada che attraversa una sua proprietà. I toni trascendono e l’uomo viene assassinato dal fratello di Mark. In Albania però vige ancora un’antica legge tribale, il Kanun, per cui la famiglia della vittima può rivalersi uccidendo un qualsiasi membro maschio della famiglia dell’assassino. Per i quattro figli di Mark (due maschi e due femmine) la vita cambia drasticamente..
Il regista di Maria full of grace, Joshua Marston, torna ad indagare la giovinezza in luoghi difficili e marginali mettendo al centro del suo nuovo lavoro lo scontro di civiltà in seno a una famiglia.
Il villaggio albanese è diviso tra un ritmo di vita ancora arcaico per cui ci si muove più con gli animali da tiro che con gli automezzi e una gioventù che vive in modo assolutamente contemporaneo nonostante la povertà. Il sogno del diciassettenne Nik, primogenito di Mark è quello di aprire un internet point, in più l'adolescente si sta innamorando per la prima volta e la reclusione forzata per scampare alla vendetta della famiglia rivale gli risulta del tutto insopportabile. A pagare in prima persona le conseguenze del Kanun è anche la secondogenita, la quindicenne Rudina, costretta ad abbandonare gli studi per gestire la rivendita di pane al posto del padre obbligato a nascondersi dalla polizia e dai familiari della vittima: il peso della famiglia ricade tutto sulle sue spalle e su quello della madre operaia e mentre nel finale per il primogenito si apre una speranza, Rudina difficilmente sfuggirà al proprio destino sacrificato.
Il padre Mark è poco più che quarantenne eppure la distanza con i figli si rivela siderale, specchio di un conflitto generazionale che coinvolge tutti i compagni di scuola di Nik: sogno comune è studiare e lasciare il paese e giudicano assurde le tradizioni del Kanun. Facendo un paragone con il tema del film italiano della settimana, Reality di Garrone viene da pensare che la televisione omologhi le menti mentre il web le apra e forse l’arretratezza di certe nazioni potrà essere la loro fortuna, avendo evitato l'egemonia televisiva.
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