USA 2002
con Al Pacino, Robin Williams, Hilary Swank,
regia di Christopher Nolan
Will Dormer, il detective di maggior successo di Los Angeles e il suo collega, Hap Eckhart, vengono spediti in un paesino dell’Alaska ad investigare sull’omicidio di una diciassettenne. I due poliziotti sono stati allontanati dalla metropoli perchè gli Affari Interni stanno indagando su alcuni loro comportamenti poco cristallini. Appena giunti a destinazione il collega di Dormer confida all’amico che sta per patteggiare. Il giorno dopo mentre si cerca di sorprendere l’assassino, Eckhart viene ucciso involontariamente da Dormer che fa ricadere l’omicidio sul killer ricercato. L’assassino però ha visto tutto e inizia a ricattare Dormer, ossessionato dal senso di colpa e dalla mancanza di sonno.
Alla sua terza regia Christopher Nolan utilizza il remake di un film norvegese per lavorare sui temi basilari della sua teoretica filmica: l’ambiguità morale e la dualità tra bene e male che si esplica nel confronto dialettico tra i due antagonisti, come vedremo anche in Prestige ma soprattutto negli ultimi due capitoli della saga di Batman.
Forse in Insomnia i meccanismi di Nolan non sono oliati perfettamente: ad esempio non si capisce come Dormer arrivi a piedi in pochissimi minuti a casa del fidanzato della vittima su cui l’omicida ha fatto cadere tutti i sospetti mentre i poliziotti a sirene spiegate impiegano più del doppio del tempo lasciando al detective il tempo per ispezionare mezza casa: evidentemente a piedi c’era una scorciatoia ma il perché i poliziotti non si accorgano del casino lasciato da Dormer, resta un mistero.
Al Pacino allucinato e Robin Williams scanzonatamente malefico rischiano di mangiare il film fortunatamente bilanciati da una misuratissima Hilary Swank il cui personaggio funziona davvero molto bene: Ellie Burr, agente alle prime armi è entusiasta di poter lavorare con una leggenda della polizia su cui ha fatto la tesi di laurea ma la mente indagatrice della poliziotta è sufficientemente lucida per capire che a sparare al collega è stato in realtà il suo idolo. Interessante il fatto che proprio Dormer (che pure si è prodigato nel costruire false prove) consigli a Elle di rivedere il primo rapporto che aveva scritto: evidentemente il senso di colpa attanaglia l’inconscio di anche in altri modi oltre l’insonnia.
Location insolita per un poliziesco, la lunga estate senza notti del’Alaska diventa parte integrante della pellicola con la sua luce fredda e i paesaggi aspri, indifferente spettatrice alle allucinazioni dell’insonne Dormer di cui resta insoluto il mistero: l’omidicio del collega è stata fatalità o premeditazione?
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