Nel 2089 due archeologi fanno la scoperta che conferma la loro teoria: tutte le antiche civiltà terrestri onoravano le medesime entità venute dallo spazio. Dopo alcuni anni i due scienziati sono a bordo di una nave spaziale con lo scopo di raggiungere il pianeta da cui arrivarono “gli ingeneri”, gli extraterrestri che fecero nascere la vita sul pianeta Terra. La missione sponsorizzata da una Compagnia che ha ovviamente le proprie ragioni personali per sovvenzionare l’impresa, trova le tracce della civiltà aliena ma l’incontro non e’ così amichevole come si era sperato..
Tra Raelismo e Teoria del 10500, Ridley Scott ricostruisce gli antefatti che portano alla nascita del mostruoso alieno che ha dato vita alla saga di Alien. Mentre i critici discutono se la pellicola sia un prequel vero e proprio, io mi limito a dare un consiglio per godere la visione di un film discreto che rischia di deludere per le enormi aspettative che ne hanno anticipato l’uscita in sala. Se siete fan sfegatati della saga di Alien, probabilmente Prometheus non farà per voi, potrà invece apprezzare la pellicola chi ha voglia di vedere un film di genere, in fattispecie di fantascienza, quella con le astronavi, settore abbandonato in questi ultimi anni in favore di una sci-fi più robotica ispirata a videogiochi o fumetti.
In quest’ottica l’ultima fatica di Ridely Scott si rivela molto piacevole per l’indiscussa qualità visiva, il regista incarna alla lettera la dicitura di metteur en scene con un gusto innato per la citazione quindi i nostalgici della fantascienza spaziale andranno in solluchero ritrovandosi su astronavi e navicelle i cui interni ricordano quelle di 2001 Odissea nello spazio, il Millennium Falcon di Star Wars o i classici della tv come Star Trek e Spazio 1999.
Non manca il gusto per il decò che fece di Blade Runner un capolavoro post moderno nella grandiosità dei reperti alieni e nello stile delle tute spaziali.
Per quanto troppi individui compongano la missione e questo renda la trama meno compatta, Prometheus regala un personaggio interessante come quello del robot David, interpretato da un inquietante Michael Fassbender, dal fascino malato.
All’indiscussa piacevolezza visiva si unisce una vicenda dalla trama molto lineare, a tratti anche prevedibile negli snodi: non è difficile intuire quali sono i componenti della missione che ci lasceranno la pelle per primi ma anche questo fa parte del gioco. Non manca una certa ironia di fondo anche nel cotè filosofico della trama (attenzione spoiler) è quanto meno bislacco che una donna che ha appena abortito un feto alieno si incaponisca a voler cercare di capire perché i progenitori della razza umana ci hanno rifiutato: si è sempre i Frankenstein di qualcun altro, cara dottoressa Shaw!
Miticissimo il David di Fassbender. Per me sarà uno dei personaggi dell'anno.
Scritto da: Alessandra | 23 settembre 2012 a 14:22
vero! :)
Scritto da: ava | 25 settembre 2012 a 17:54