USA 2005
con Jamie Foxx, Colin Farrell, Gong Li, John Ortiz
regia di Michael Mann
Una pericolosa organizzazione di narcotrafficanti ha un informatore all’interno degli organi di polizia, tocchera’ a Sonny e Rico infiltrarsi nel giro per scoprire la talpa e cercare di porre fine al racket, ma il gioco si fara’ sempre piu’ pericoloso..
I film tratti da celebri serie televisive hanno dato fino ad oggi esiti molto discutibili, non e’ il caso di questa rivisitazione di Michael Mann che, va ricordato, era stato produttore escutivo del famoso telefilm.
Il regista squassa totalmente il mood del serial, che era diventato celeberrimo come classico esempio di edonismo reaganiano: poliziotti vestiti con raffinate giacche firmate Armani che giravano per una Miami dagli accessi colori pastello a bordo di una Ferrari; in questa versione i protagonisti sono anime arrabbiate che si muovono nella notte nera della citta’ attraversata dalla luce gelida dei fanali che riverbera sulle vetrate dei grattacieli.
Un film crudo che si concede fulminanti sparatorie che non temono di sfiorare il gore piu’ sanguinoso; all’azione si alterna il melodramma con le vicende amorose (per certi versi complementari) dei due protagonisti.
Il cast e’ guidato con mano ferma: olte all’aficionados Jamie Foxx nei panni di Rico Tubbs, Colin Farrell sostituisce Don Johnson nel ruolo del fascinoso Sonny Crockett che seduce la gelida e pericolosa dark lady interpretata da una convincente Gong Li.
L’aspetto piu’ interessante della pellicola e’ la continuazione dell’analisi della metropoli iniziato in Collateral: se nel film precedente la citta’ di Los Angeles era rappresentata come un organismo vivente che continuava indisturbata la sue attivita’ nonostante il dramma del tassista Max, qui la metropoli mostra il suo lato piu’ fosco fatto anche di squallide periferie in contrasto con una natura rigogliosa (magnifiche le riprese delle cascate di Iguazu): citta’ e natura restano comunque matrigne indifferenti alle sorti degli uomini che in questo film si muovono come ratti tra i rifiuti.
Non c’e’ redenzione neanche per i buoni, i poliziotti che, se non sono corrotti, sono costretti a giocare sporco e a celarsi dietro ad una falsa identita’ che impedira’ di trovare l’amore.
Il topos da telefilm torna con il lieto fine venato di amarezza, ma gli atteggiamenti da Jago del perfido Jose’ Yero lasciavano intuire la possibilita’ di un finale tragico, di natura shakespeariana.
Recensione pubblicata a suo tempo su ImpattoSonoro
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