A Canterbury Tale
Inghilterra 1944
con Eric Portman, Sheila Sim, Dennis Price
regia di Michael Powell e Emeric Pressburger
Una sera, alla stazione del villaggio di Chillingbourne, a poca distanza da Canterbury, si incontrano un militare americano che ha sbagliato fermata, un soldato inglese di ferma nel villaggio e una ragazza che vi si è recata a per lavorare. Mentre vanno in paese, la ragazza subisce l’aggressione dell’”uomo della colla”, un maniaco che da alcuni mesi imbratta di colla i capelli delle ragazze del posto. Invece di spaventarsi Alison, con i suoi amici soldati, decide di scoprire chi sia il maniaco e da subito i sospetti cadono sul governatore Colpeper...
Se siete rimasti colpiti dall’orgoglio britannico sfoderato nelle recenti cerimonie di apertura e chiusura delle Olimpiadi londinesi, potete ritrovare lo stesso spirito in questa pellicola, considerata minore, della celebre coppia di registi britannici.
E’ una strana ma efficace commistione di due generi cinematografici tipici della seconda guerra mondiale: il film di propaganda bellica e quello in cui si cerca di evadere dalla guerra rifugiandosi nella fiaba e nel passato.
Un racconto di Canterbury si apre con una sequenza in costume dedicata ai celebri pellegrinaggi cantati da Chaucer che a partire dal medioevo fecero della cattedrale di Canterbury una delle mete religiose più celebri d’Inghilterra. Il passaggio al presente è brusco: il falconiere che libera il rapace si ritrova a fissare un aereo militare che solca i cieli e quando la macchina da presa torna su di lui, l’uomo non indossa più abiti medievali ma una divisa.
La trama gialla piuttosto esile è in fondo una scusa per approfondire i caratteri dei protagonisti: il soldato americano pensa che la fidanzata l’abbia lasciato perchè da mesi non riceve più lettere dalla ragazza, Alison ha deciso di accettare il lavoro agricolo nel Kent perchè in quei luoghi è stata felice con il fidanzato ora disperso in guerra, il soldato inglese dai seri studi musicali, è finito a suonare in un cinema. Nonostante i toni giocosi, la descrizione della semplice vita del villaggio, la bonaria presa in giro degli americani (il soldato è interpretato da un vero militare USA) lo spettro della guerra è sempre presente nella vita dei protagonisti, anche se la si irride con la battaglia a sassate dei ragazzini del posto, con il generale che resta sulla barca a frignare.
L’oppressione della guerra è destinata però a svanire nel finale ambientato finalmente a Canterbury, evocata per gran parte della pellicola e ora finalmente meta degli inconsapevoli pellegrini che grazie alla fede o alla speranza troveranno una soluzione felice a tutte le loro angosce.
Stlisticamente è rimarchevole l’uso delle ombre sui volti: i tre protagonisti non sono che delle silhouette che si muovono nella notte fin dopo l’aggressione ad Alison ed è interessante il gioco di luci e ombre durante la confessione in treno del maniaco che giustifica un gesto insano con delle buone intenzioni e sul suo volto si alternano buio e luce fino ad essere inghiottito totalmente dal buio della galleria.
Girato nel 1944 il film fu distribuito a livello internazionale solo nel 1949. In Italia la versione venne sforbiciata di una buona mezz’ora con l’eliminazione totale delle scene in costume. L’edizione integrale fu presentata al Bergamo Film Meeting del 1986. Io ho visto una copia passata a FuoriOrario dove le parti mancanti sono state inegrate con le scene originali sottotitolate ma da alcuni anni esiste anche una versione integrale in dvd corredata di extra.
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