sceneggiato RAi trasmesso dal 16 maggio al 13 giugno 1971
con Ugo Pagliai, Carla Gravina, Massimo Girotti, Rossella Falk
regia di Daniele D'Anza
Nel marzo del 1971, lo studioso di letteratura inglese Lancelot Edward Foster è a Roma per presentare i suoi ultimi studi sul diario romano di Lord Byron e confrontarsi con il pittore Marco Tagliaferri che contesta alcune delle sue scoperte. A casa del pittore, Foster incontra una bella e misteriosa ragazza, Lucia, la modella di Tagliaferri che gli segnala un hotel dove risiedere durante il soggiorno romano. All’Hotel Galba Foster incontra una vecchia amica londinese e nel frattempo scopre che Marco Tagliaferri è morto cento anni prima, il 28 marzo 1871 presunta reincarnazione dell’orefice alchimista Ilario Brendani, anche lui nato il 28 marzo del 1735 e scomparso lo stesso giorno del 1771. Il 28 marzo 1935 è anche la data di nascita di Foster: toccherà anche a lui il destino dei personaggi vissuti nei due secoli precedenti?
Primo dei celebri sceneggiati Rai firmati da Daniele D’Anza che creano un nuovo genere di grande successo intrecciando thriller e soprannaturale. Francamente io non me lo ricordavo (andò in onda che avevo 5 anni!) e ho trovato la visione lenta e a tratti noiosa, insomma per me non è la vetta di questo genere televisivo, trovo nettamente superiore Ritratto di donna velata (diretto però da Flaminio Bollini) sceneggiato che Rai2 riproporrà a partire da stasera alle 01,55 per riempire i palinsesti notturni..
Tornando a Il segno del comando ho apprezzato l’indubbio sforzo del regista di svecchiare lo sceneggiato dall’impostazione molto rigida e di taglio teatrale del decennio precedente: fin dalla prima puntata si nota un lavoro sulla composizione dell’immagine, ad esempio le deformazioni attraverso il vetro di un bicchiere per raccontare l’obnubilazione di Foster ignaro di esser stato drogato. C’e’ anche un intrigante lavoro sul motivo musicale (il celeberrimo “din don din don cento campane..”) che torna in dierse rivisitazioni musicali, da stornello romano a ritmo osessivo. La sequenza più bella è sicuramente l’incubo delirante del quarto capitolo che gioca sempre sulla scomposizione visiva ma la trama resta troppo arzigogolata infatti tutto il quinto ed ultimo episodio serve per spiegare l’intreccio della vicenda. Da notare che per quanto circondato e corteggiato da belle donne, vere o revenants, il bel Foster non da mai neppure un bacio.
Impressiona la rapida evoluzione del genere: dal ritmo ancora lento e pomposo de Il segno del comando arriviamo in soli 4 anni all’ironia e al ritmo di Ritratto di donna velata passando attraverso due soli altri sceneggiati ESP del 1973 e Ho incontrato un ombra del '74, entrambi diretti da D’Anza che raggiunge il suo apice nel 1975 con L’amaro caso della Baronessa di Carini girato addirittura a colori e canto del cingo del genere giallo sovrannaturale, innovativo esperimento di una televisione che osava rischiare ben diversa dalla contemporanea bloccata su pochi generi che si ripetono sempre uguali.
Altra cosa che mi ha colpito è il fatto che gli episodi durassero poco più di 60 minuti, molto più in linea con gli attuali serial americani i cui episodi durano dai 40 ai 50 minuti mentre nell’attuale televisione italiana, anche quando le puntate della fiction durano un’ora persiste l’abitudine di dare due episodi consecutivi dilatando ulteriormente i tempi con la pubblicità.
Mi hai smontato uno dei miti dell'infanzia (io di anni ne avevo dieci, ai tempi, e mi aveva fatto una notevole impressione).
Recuperato in dvd qualche anno fa e rivisto una quarantina di anni dopo, rimane comunque la magia della Roma notturna, della sua misteriosa piazzetta e del tema musicale ricorrente (ed effettivamente risulta un po' confuso nello svolgimento della vicenda).
Comunque una piacevole ri-visione per nostalgici.
Scritto da: Fabio R. Crespi | 25 gennaio 2016 a 11:50
Add-on. Sono capitato su questo post perchè volevo leggere cosa ne pensassi di "Revenant" e i risultati della ricerca mi hanno mostrato "Volver" e "Il segno del comando". :D
Scritto da: Fabio R. Crespi | 25 gennaio 2016 a 11:52
no dai, dicevo anche che ho apprezzato lo spirito innovativo (è che per me ritratto di donna velata e l'amaro caso della baronessa di carini restano superlativi);)
Revenant non l'ho ancora visto e più passa il tempo meno sono convinta,a nas (dal trailer) c'è qualcosa che non mi convince..
Scritto da: ava | 28 gennaio 2016 a 18:59
A me non ha convinto molto, infatti: per questo cercavo conforto in un parere dell'esperta. :)
Scritto da: Fabio R. Crespi | 29 gennaio 2016 a 09:56