Sarà aperta fino al 2 settembre la mostra Addio anni ‘70 che racconta come Milano ha vissuto il decennio più lungo e drammatico della Repubblica Italiana. Potenzialmente è una mostra davvero interessante ma con sommo dispiacere debbo definirla un’occasione sprecata.
I materiali in visione sono davvero tanti (oltre 200), gettati un po’ allo sbando nei vasti saloni labirintici del Palazzo Reale di Milano senza nessuna didascalia che introduca il visitatore a quello che sta guardando; forse davvero, come dice l’unica nota posta all’inizio del percorso espositivo, è una mostra dedicata ai milanesi, a quelli che hanno vissuto quell’epoca e a cui un'immagine basta per far scaturire i ricordi. Un giovane o un visitatore che si rechi per apprendere qualcosa, troverà frustrata la sua sete di conoscenza non solo dalla mancanza di note ma anche dalla fatica di dover trovare i cartellini che riportano i titoli e gli autori delle opere posizionati sempre in angoli estremi e lontani, quasi come in un gioco a rimpiattino per cui lo spettatore, appena entra in una nuova sala più che dare uno sguardo d’insieme alle opere, cerca affannosamente i cartelli di cui sopra che anche quando sono posizionati accanto alle opere danno sempre un gran da fare per decrittarli. Ricordo un gruppo di fotografie poste su due linee orizzontali i cui cartelli erano invece posizionati su linee verticali: con molta buona volontà, in due, riconoscendo qualche personaggio (ad esempio Mimmo Rotella alle prese con un decollage) si riesce a ricostruire il senso con cui sono posti i cartelli.
Nessuna parola si spreca neppure per il pezzo forte della mostra, I funerali dell’anarchico Pinelli di Enrico Baj, capolavoro dolente paragonato a Guernica, praticamente mai esposto in precedenza visto che la mostra del 1972 fu sospesa perchè la data di apertura coincise tragicamente con l’assassinio del Commissario Calabresi; eppure l’allestimento serale della sala delle Cariatidi è di grande impatto e la visione di quest’opera da sola vale, non il prezzo del biglietto dato che la mostra è gratuita, ma la fatica di raccapezzarsi tra tutti i materiali mal segnalati.
Notevoli sono anche le fotografie drammaticamente cupe che Mimmo Rotella (che non conoscevo come fotografo) scatta ai funerali di stato per le vittime di Piazza Fontana; anche il catalogo ha un’impaginazione interessante: per formato del volume e stile di scrittura ricorda i ciclostili e la produzione libraria politica del periodo. Davvero non si perdona la poca attenzione all’allestimento in un progetto altrimenti così ricco d’inventiva.
Milano, Palazzo Reale
31 Maggio - 2 Settembre 2012
Commenti