Italia 1931, Cines
con Lia Franca, Daniele Crespi, Venera Alexandescu
regia di Alessandro Blasetti
Abbandonato dall’amante maliarda, il direttore d’orchestra Pietro Gaddi medita il suicidio ma un bambino che rischia di finire sotto un automezzo lo distoglie dal suo fosco proposito. Decide allora di rivolgere il disegno omicida sull’ex amante che lo ha prontamente sostituito con un nuovo spasimante. Sull’autobus che lo porta a casa della donna, Pietro attira l'attenzione di una fanciulla che si accorge della pistola che ha in tasca e lo segue quando scende dal mezzo. La maliarda non teme la gelosia di Pietro e infatti l'uomo finisce per sparare a un suo ritratto. Uscito dalla villa Pietro trova la fanciulla ad aspettarlo e tra i due nasce una forte simpatia..
Ressurectio è il primo film della nuova Cines di Stefano Pittaluga nonchè il primo film sonoro italiano distribuito però dopo La canzone dell’amore di Gennaro Righelli (sempre della Cines) che quindi gli ruba il primato sui testi di storia cinematografica.
La vicenda è un dramma sentimentale piuttosto banale con l’artista traviato dalla vamp che si redime tra le braccia dell’innocente fanciulla. A far meditare il suicidio al direttore d’orchestra probabilmente è più il fallimento della carriera artistica sperperata in notti bianche al tavolo da gioco con la maliarda che l’amore respinto dalla donna. L’incontro con la fanciulla gli permette di ritrovare la vena artistica e quando lo spettacolo teatrale, dove tutto il bel mondo lo attende al varco, rischia di trasformarsi in tragedia per il panico creato da un forte temporale, Pietro Gaddi ha il sangue freddo di tranquillizzare il pubblico accalcato all’uscita con la sua maestria al pianoforte. Il fatto di essere diventato un eroe provoca il riavvicinamento della maliarda ma il musicista le preferisce la dolce fanciulla.
Se la trama non spicca per originalità il film invece ha un gusto sperimentale molto accentuato: molte scene sono girate in esterna e la scena del mancato investimento del ragazzino è molto ben costruita con un‘inquadratura finale da sotto l’automezzo.
Molta attenzione, anche ironica, alla fisionomia delle persone sull’autobus, sequenza di cui si ricorderà due anno dopo Raffaello Matarazzo per Treno Popolare.
C'è il contrasto tra chi alle prime luci dell’alba si deve svegliare per andare a lavorare e chi rientra dalle notti all’esclusivo Hotel Astoria e che nel primo film sonoro italiano sia presente un dialogo tra operai in dialetto ciociaro sottolinea la vocazione realista insita nel nostro cinema.
I dialoghi nel film sono minimi, come in tutti i film che aprono la via al sonoro però è molto intelligente la scelta di porre la musica e i suoni della città tra i protagonisti della pellicola: soprattutto nella sequenza di panico a teatro è notevole come la musica del pianoforte riesca a vincere la cacofonia delle urla terrorizzate del pubblico e lo strepitìo dei tuoni.
Anche nei caratteri dei personaggi si riflette il momento di passaggio cinematografico. Da notare che le due protagoniste femminili non hanno nome: la vamp interpretata da Venera Alexandrescu rispecchia in pieno la figura della donna rapace dei film muti con abili scollatissimi e tiare improponibili; l’unica scena parlata la recita nuda immersa nella schiuma della vasca da bagno. A lei, ultima esponente di donna interessata più al denaro e alla vita notturna che alla passione, si oppone il nuovo modello di moderna semplicità della ragazza interpretata da Lya Franca: indipendente perchè lavora, intraprendente perché è lei a puntare il bel tenebroso sull’autobus e linguacciuta quanto basta per risultare spigliata ma pronta a sacrificare tutto in nome del sentimento.
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