Italia 1981
con Romy Schneider Marcello Mastroianni
regia di Dino Risi
Un giorno, il distinto commercialista pavese Nino Monti prende l’autobus e presta cento lire a una donnetta sciatta per pagare la corsa. La donna garantisce che gli restituirà la moneta e la sera stessa lo contatta telefonicamente confessandogli di essere Anna Brigatti, l’amore giovanile di Nino, ormai sfatto dalla malattia. Raccontando l’accaduto ad alcuni amici, l’uomo viene a sapere che Anna è morta da qualche anno, dopo essere andata a vivere a Sondrio. Casualmente il commercialista deve andare a Sondrio e decide di telefonare al conte Zighi, marito (o forse vedovo?) di Anna ma a rispondere è proprio la donna e Nino la ritrova bella come in gioventù. I due decidono di vedersi a Pavia e durante una gita in barca la donna annega lasciando Nino nel timore di aver perso la ragione.
Incursione nel gotico da parte di Dino Risi e penultimo film della bellissima Romy Scheider che non si fa problemi ad imbruttirsi notevolmente per recitare il ruolo di Anna malata. Un film non molto amato dalla critica che andrebbe invece rivalutato per la capacità di costruire un’atmosfera malsana di delirio psicologico: solo nella scena finale capiamo che la voce off del protagonista non stava raccontando a noi la vicenda, ma Nino sta narrando ossessivamente la sua storia agli altri ricoverati nella stessa clinica dove alla fine è stato internato.
Alla luce della via destrutturata che ha preso il cinema contemporaneo potremmo quasi dire che Risi anticipa questo stile. La trama potrebbe essere raccontata in modo classico dicendo che il fantasma di una donna morta torna sulla terra per vendicarsi di chi l’aveva allontanata dal suo grande amore e vuole incontrarlo per l’ultima volta ma Risi preferisce giocare con l’illusione mentale di un uomo dalla vita apparentemente soddisfatta che improvvisamente si trova a fare i conti con il passato. Estremo anche il romanticismo nostalgico nella scena in cui Nino allontana il fantasma e si vede il soprabito bianco volteggiare giù dal ponte e scivolare nell’acqua
Gli attori sono bravissimi e oltre alle trasformazioni della Schneider va sottolineata l’interpretazione magistrale di Mastroianni. Coprotagonsita è la città di Pavia, brumosa e malsana nel suo spettrale panorama invernale, con le nebbie del fiume che salgono ad avvolgere i vicoli contorti del centro storico sotto lo sguardo severo dei suoi monumenti romanici.
E’ impressionante per la sottoscritta riconoscere quasi tutti gli esterni del film, credo sia la prima volta che mi capita; per chi fosse interessato a saperne di più consiglio lo speciale Davinotti sulle location esatte della pellicola.
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