Il temibile boglodito Boris unico sopravvissuto della sua razza, fugge dalla prigione lunare di massima sicurezza in cui sono richiusi i soggetti pù pericolosi per le sorti del pianeta Terra. “Boris l’animale” torna nel luglio del 1969 al giorno in cui l’agente K lo arrestò, per uccidere l’agente dei MIB modificando così il futuro e permettere l’invasione boglodita.
Nel nuovo scenario l’unico a ricordarsi di K è il suo collega, l’agente J che affronterà un salto nel tempo per salvare la Terra e soprattutto il suo compagno.
Dopo dieci anni torna la strana coppia Tommy Lee Jones e Willy Smith nei panni dei Men In Black, gli agenti che si occupano di ripulire la Terra dal fenomeni alieni e/o paranormali. I tempi però sono cambiati, nel frattempo Willy Smith si dato al cinema impegnato (?) in compagnia del nostro Gabriele Muccino e e sue battute da principe di bel air hanno perso colpi. Di questo ci si accorge durante il primo tempo decisamente mediocre dove bisogna imbastire la vicenda di Boris l’animale e dare modo agli spettatori di ricordare le dinamiche della coppia di colleghi. Il film decolla nel secondo tempo, con l’incursione nell’America del ‘69 nei giorni gloriosi che precedono il lancio dell'Apollo 11 che conquisterà la Luna: ricostruzione perfetta e la chicca nella Factory di Andy Warhol (un agente sotto copertura che in questo modo raduna attorno a sè controllandoli pià facilmente, un mucchio di freak alieni). Josh Brolin veste perfettamente i panni del giovane K, non ancora burbero come il vecchio Tommy Lee ma dallo stesso à plomb e soprattutto sa tenere a bada le smorfiette di Willy Smith che, ripeto, sono invecchiate male, cosa che sarebbe stata sottolineata dall’imperturbabilità del personaggio di Tommy Lee Jones.
La svolta vintage salva dunque la pellicola che resta prodotto di solo intrattenimento ma più che dignitoso nell'esaltazione nostalgica della fiduciosa America della fine degli anni ‘60 che ci regala soprattutto un arsenale di gadget divertenti come la moto a monoruota che ricorda quella del Generale Grievous nell'ultimo episodio di Star Wars.
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