Avrebbe dovuto chiudere il 31 maggio invece è stata prorogata fino al 3 giugno la mostra che espone 80 opere delle Collezioni del Principe del Liechtenstein. L’incontro tra il Forte di Bard e il principato incastonato tra la Svizzera e l’Austria nasce dalla condivisione della medesima cultura alpina dei Walser.
La selezione di opere racconta la grandezza di una casata che fin dalle origini ha sempre avuto un grande rapporto con il collezionismo d’arte: l’ultima collezione privata di una casata europea fu la prima a trasformarsi in un museo a pagamento nel palazzo estivo di Vienna, di cui fu un polo culturale fino al 1938 quando l’Anschluss nazista portò alla chiusura del Museo, che è stato riaperto solo nel 2004 in seguito a ristrutturazione architettonica e alla caparbietà con cui i principi hanno riacquistato opere che nel tempo sono andate perdute. Un esempio molto positivo di connubio tra ricchezza e arte da tenere presente in un momento in cui le case d’asta battono cifre da record mondiale. La completezza delle Collezioni Liechtenstein emerge fin dalla prima sala dedicata a Rubens dove dell’opera Marte e Rea Silvia troviamo in mostra il primo schizzo ad olio, il dipinto definitivo ad olio ed il pregevole arazzo di Jan Raes I che riprende fedelmente l’opera di Rubens.
Le opere esposte ripercorrono tre secoli di storia, dal tardo gotico cinquecentesco di Cranach al Biedermeier viennese della prima metà del XIX sec.
Tra i fiamminghi spicca un Ritratto di uomo di Van Dyck che si segnala per la finezza psicologica e un Trionfo della morte di Brueghel il giovane. Degli olandesi mi ha particolarmente colpita da Il suonatore di violino di Gerard Dou.
Ovviamente nella mostra un grande spazio è andata alla sezione degli italiani, due sculture del Giambologna la cui Venere Callipigia potrebbe conciliare molte donne con il proprio fondoschiena, opere di Guido Reni, dei Procaccini, una raffinatissima signora austriaca per il Ritratto di donna di Solimena, una mirabile copia in bronzo del Bacco michelangiolesco realizzata da Massimiliano Soldani-Benzi (che pare non soddisfece troppo il principe che aveva commissionato l’opera).
Vedute di Canaletto, Capricci romani di Locatelli per terminare con un capolavoro di Francesco Hayez (che non per nulla è stato scelto per il manifesto) Il Consiglio alla Vendetta. Il vedutismo ci introduce al romanticismo e non si può non menzionare la drammatica Eruzione del Vesuvio di Notte del viennese Josef Rebell.
Interessante la quadreria biedermeier, stile che conoscevo più per i mobili che gli esiti pittorici: il ritorno a uno stile familiare, semplicistico (a cui rimanda lo stesso aggettivo bieder) come reazione culturale alla magniloquenza del classicismo napoleonico porta a un risultato tenerissimo come il Ritratto della Principessa Maria Franziska del Liechtenstein all’età di due anni di Friedrich von Amerling.
dal 9 dicembre 2001 al 3 giugno 2012
Forte di Bard
Valle d'Aosta
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