Un secolo fa nasceva a Torino (per caso, i genitori erano in tournée) Renato Ranucci, “il piccoletto" destinato a diventare un grande del teatro leggero italiano, ma non solo. Nei primi anni trenta l’attore decide di trovarsi un nome d’arte e sceglie Rachel ispirandosi a una famosa cipria francese. Per ovviare ai problemi di pronuncia presto opta per Rascel. Il governo fascista cerca di imporgli una e finale trasformando il cognome in Rascele in ottemperanza delle leggi di italianizzazione delle parole ma Renato Rascel rifiuta defilandosi elegantemente con una battuta.
Il primo grande successo è del 1939 quando l’attore impazza con E’ arrivata la bufera ingenua canzoncina dl immensa portata liberatoria rispetto al tragico momento storico.
I successi nella rivista (eclatante la macchietta de Il corazziere) attraggono sull’attore l’attenzione del cinema. Nel 1952 viene scelto da Alberto Lattuada per un ruolo drammatico, quello dell’impiegato comunale De Carmine nel film Il cappotto tratto dall’omonimo racconto di Nikolai Vasilievic Gogol. L’interpretazione di Rascel varrà all’attore un Nastro d'Argento.
Rascel si cimenta anche con la regia e l’anno seguente gira La passeggiata (sempre ispirato a un racconto Gogol) che interpreta al fianco di Valentina Cortese e Paolo Stoppa ma il film non riscuote grande successo.
Nel frattempo miete grandi successi con gli spettacoli teatrali firmati da Garinei e Giovannini appositamente per lui, le favole musicali Attanasio cavallo vanesio (1952) Alvaro piuttosto corsaro del ‘53 e nel 1954 Tobia, candida spia.
Del 1957 è la commedia musicale con Un paio d'ali e sempre in quell’anno Rascel esplode a livello internazionale come compositore musicale grazie al successo della sua canzone Arrivederci Roma. La musica gli riserverà un altra grande soddisfazione con Romantica del 1960, portata al successo dall’”urlatore” Tony Dallara. Nel 1959 l’ultimo grande successo cinematografico Policarpo, ufficiale di scrittura diretto da Mario Soldati che vale a Rascel un David Di Donatello.
L’avvento della televisione allarga il pubblico dell’attore romano, molti dei suoi spettacoli vengono trasmessi dal piccolo schermo.
L’ultima grande commedia musicale è del 1970, Alleluia brava gente nel frattempo l’attore si dedica alla televisione, del 1967 è lo sceneggiato televisivo diretto da Vittorio Cottafavi I racconti di padre Brown e del 1977 il ruolo del cieco nel Gesù di Nazareth di Zeffirelli. La poliedricità dell’artista si rivela anche nella scrittura: per Mursia pubblica in tre raccolte di favole.
Ultima grande prova teatrale nel 1986 in Finale di partita di Samuel Beckett insieme a Walter Chiari.
L''attore si spegne a Roma, il 2 gennaio 1991.
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Che Artista straordinario. Un tempo ne avevamo diversi così versatili e talentuosi. Lo ricordo nei panni di Padre Brown e ne "Il Cappotto" e poi in tanta televisione di qualità, quella che si faceva una volta. Oggi cosa resta? Mah...
Scritto da: Rear Window | 27 aprile 2012 a 23:08