Tarsem Singh vorrebbe ribaltare la fiaba di Biancaneve ma la rivoluzione riesce solo a metà e questo inficia lo spettacolo la cui trama risulta altalenante e questo è un vero peccato perchè il film è una vera gioia per gli occhi.
Dovrebbe essere la storia della matrigna di Biancaneve, donna bellissima che ha fatto innamorare il padre della sua figliastra con la magia per poi eliminarlo e usare le ricchezze del regno per la propria vanità, sulla soglia della bancarotta la regina è pronta a sposare il principe Alcott più per il suo denaro che per la sua avvenenza. Purtroppo come ci dice anche lo specchio nel finale, il film ritorna ad essere la storia di Biancaneve in versione eroina moderna che si salva da sola, archetipo di ragazza contemporanea a cui ci hanno già abituato le ultime eroine di casa Disney
Spostare l’attenzione sulla Regina crea un’interessante e quanto mai attuale lettura della fiaba: il rapporto conflittuale tra una fanciulla in fiore e una donna matura che non vuole rinunciare la proprio fascino (azzeccata la scena della cura di bellezza a base di guano di uccelli e altre bestioline disgustose e la precisa citazione di Via col Vento nella scena del busto). Che la matrigna sia più vanitosa che cattiva lo dimostrano gli evidenti riferimenti al mito di Narciso: come il bel giovane la donna ama specchiarsi (Mirror Mirror è il titolo originale della pellicola) e il magico specchio parlante è riposto sulle rive di un lago in un'altra dimensione dove emerge la regina per i suoi colloqui, al pari di Narciso che cadeva nell'acqua per raggiungere il proprio riflesso. Col procedere della storia l’attenzione si sposta verso altri aspetti più convenzionali e il confronto tra le due donne, vero motore del film, viene a mancare..
Resta comunque il divertimento dei dialoghi e di alcune scene molto spassose grazie al segretario personale Brighton interpretato da Nathan Lane degna spalla comica di una Julia Roberts che regala la prova più interessante della sua carriera.
La pellicola è un’ulteriore conferma del talento visivo del regista e l’apoteosi (purtroppo postuma) della costumista Eiko Ishioka (autrice anche dei costumi di Dracula di Bram Stoker) che se stupisce con i trampoli pressurizzati dei nani, riesce a incantare con l’elmo delle guardie ispirato ai comignoli modernisti di Casa Milà a Barcellona. Di derivazione art nouveau sono anche parte delle magnifiche scenografie (di Tom Foden) che ci riportano all’epoca d’oro di Hollywood: ormai il film storico pretende una minuziosa ricostruzione filologica quindi le fiabe e le storie fantastiche restano l’ultimo baluardo per fantasmagoriche scenografie.
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